Io non ho bisogno …

Buona estate e … arrivederci a settembre!

Consegniamo l’estate ad una poesia bellissima. Memori che quanto facciamo di sociale risponde anche ai nostri bisogni.

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Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti.

Di parole, di parole scelte sapientemente,

di fiori, detti pensieri,

di rose, dette presenze,

di sogni, che abitino gli alberi,

di canzoni che faccian danzar le statue,

di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia,

questa magia che brucia la pesantezza delle parole

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

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Immagine: Woman by Pixabay

Testo di versi e titolo: da Terra d’Amore (Acquaviva 2003) di Alda Merini


Chi siamo?

di Annamaria Sudiero con introduzione di Redazione Dimmitiascolto

La luce del giorno ci illuminerà
Sarà che forse possiamo sorridere
Scegliere, decidere, chi siamo davvero …

Riuscire a rispondere in qualche modo alla domanda epocale del titolo è qualcosa di grande …

Ci prova Annamaria con il presente pezzo che lei chiama “ragionamento”, pubblicato qualche giorno fa nel blog di Associazione Libellula aps. Annamaria, a sua volta, propone una citazione particolare tratta dal Quaderno proibito di Alba De Céspedes: “Com’è difficile vedere le persone che ci circondano diverse dalle figure che, nei nostri confronti, sono costrette a rappresentare”. A seguire le riflessioni di Annamaria.

Chi siamo? Come vediamo noi stessi e gli altri? Belle domande?

È facile se dobbiamo rispondere con le nostre generalità, ma la domanda che vorrei porre a me stessa, e a chi legge, è un’altra ed è complicato spiegarla.

Provo quindi a ragionare su me stessa in prima persona.

Personalmente negli ultimi anni sto imparando a sentirmi Io Persona, Annamaria, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Ma per molto tempo mi sono sentita in primis figlia, sorella, amica e poi anche moglie e madre. Tutte “figure” che sento di aver portato avanti con passione, generosità e amore ma…

Quanto ho sacrificato del mio essere per farlo?

Nel momento in cui le ho vissute non ho sentito nessun sacrificio, ma se mi guardo indietro forse qualcosa di me ho perso nell’indossare quelle vesti.

O meglio, più che perso, ho soffocato in qualche maniera il mio modo di essere per svolgere quei “ruoli” come gli altri si aspettavano, per non essere giudicata.

Ecco che torna sempre il giudizio, su noi stessi e sugli altri!

Visto che mi piace parlare per immagini provo a farlo anche qui.

Siamo tutti delle magnifiche teche di vetro, che al loro interno contengono preziosi ninnoli, anch’essi di vetro e quindi fragili, che sarebbero poi i nostri ruoli.

Se non stiamo attenti, se non abbiamo cura di noi stessi, cioè di quel magnifico contenitore, finirà per rompersi, distruggendo così anche i preziosi ninnoli al suo interno, i nostri ruoli. Tutti i frammenti di vetro finiranno per confondersi e sarà difficile ricomporre ordinatamente il tutto.

In conclusione, pur assumendo con amore diversi ruoli, siamo in primis Persone e non dobbiamo mai dimenticarlo. Allo stesso modo, quando guardiamo gli altri dovremmo vedere prima le Persone e poi, dopo, il loro ruolo di madri, padri, figli, fratelli, amici…

Dobbiamo allora saperci abbracciare, volerci bene da soli per poter amare e voler bene agli altri e dobbiamo capire che chi ci sta vicino prima di voler bene a noi deve saper essere sé stesso e volersi bene. Molte volte siamo proprio noi che non aiutiamo a farlo, con il nostro egocentrismo e i nostri giudizi e aspettative.

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Citazione: Chi siamo per davvero – dal brano di Marcella Bella

Immagine: Woman by Pixabay

Fonti: da https://associazionelibellula.org/blog/


                                                                                               

Siamo certi che “ascoltiamo”?

di Redazione Dimmitiascolto –

Il “buon ascolto” si apprende

Crediamo di ascoltare, ma di fatto, di solito, ascoltiamo solo noi stessi. Si tratta di una trappola cui quasi sempre non ci sottraiamo. Ma c’è una buona notizia: è possibile sfuggire a questa trappola che uccide le relazioni e la nostra personale crescita umana.

Uno noto professionista (1) scrive: Sembra incredibile ma è cosi… Anche io all’inizio non ci credevo. Non sappiamo ascoltare. Crediamo di saperlo fare. Siamo assolutamente convinti di essere dei buoni ascoltatori e non avere sufficienti strumenti per farci capire, per arrivare al cuore e alla mente degli altri ed essere alla fine compresi. Non ci credete? Beh vi propongo un esperimento che vi convincerà al volo. 

Pensateci.

Quante volte vi siete sentiti ascoltati veramente? Al 100%? Quante volte avete avuto la sensazione che altre persone avessero chiaro cosa sentivate, intendevate e cosa volevate veramente? Le ragioni delle vostre azioni e il senso profondo che vi motiva? Percepisco già  la vostra sofferenza.

Io ricordo 25 anni fa la prima seduta che feci alla Università della California di San Diego con Miriam Polster (2). Ero andato in America per fare un training di psicoterapia della durata di un mese con Erving e Miriam Polster, due tra i più grandi terapeuti che io abbia mai conosciuto.

Lei iniziò ad ascoltarmi e dopo pochi minuti mi misi a piangere a dirotto. Era un pianto misto. Una parte di sofferenza e nove parti di commozione. Nessuno mi aveva mai capito cosi profondamente. Era come se una luce calda e avvolgente entrasse in ogni mia cellula. Una forma di amore che non avevo mai conosciuto prima. Rimasi in quello “stato di grazia” per tre giorni.

Che cosa aveva fatto Miriam? Niente. Mi aveva ascoltato.

Solo che avevo potuto sentire una connessione assoluta tra il mio vissuto e il suo cuore. Aveva usato le chiavi dell’ascolto attivo, la tecnica che permette di superare la trappola naturale che attanaglia il nostro cervello. E di cui siamo ignari.

Forse, l’ascolto vero, il buon ascolto è molto più importante di quanto possa sembrare …

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Citazione e titolo: a cura della Redazione

Immagine: Debate – foto di ariana Anatoneag by Pixabay

Note: (1) Paolo Baiocchi psichiatra e psicoterapeuta, direttore di IGT Trieste – (2) Piscoterapeuti californiami – scrittori e docenti presso UCSD

Testo riportato in corsivo: da https://www.paolobaiocchi.com/comunicazione


Cura relazionale

di Gianni Faccin –

Ascoltare chi è in solitaria sofferenza – La cura relazionale


Sono ormai undici anni che ci occupiamo di ascoltare le persone, presso i nostri centri, offrendo momenti di “vero ascolto” fondato su empatia, comprensione, non giudizio e sostegno incondizionato.

Oggi, nei contesti più marcati dal disagio lo facciamo gratuitamente e sulla base di una formazione permanente che ci aiuta a essere sempre pronti ad affrontare colloqui in cui vengono portate sofferenze talvolta assai importanti.

Dall’inizio siamo coinvolti in oltre 30 volontari/professionisti su questa sfida, e ad oggi siamo una ventina di volontari attivi. Va evidenziato che gli operatori non sono gli stessi dall’inizio, in quanto oltre 100 persone si sono scambiate il “testimone” nel tempo e questo ha permesso la sostenibilità delle iniziative e dei centri di ascolto. I volontari dedicano il loro impegno in particolare all’interno degli empori solidali che rappresentano una nuova modalità di aiuto concreto e concertato nelle nostre realtà urbane. In questi contesti, oggi, gli operatori attivi sono numerosi (17 volontari). Però, l’impegno profuso riguarda anche altri spazi di attività intensa come i percorsi personalizzati di counselling relazionale (6 operatori), le iniziative educative e formative (8 operatori), l’attività di rete con altre realtà del territorio (5 volontari), l’attività di supporto come organizzazione e comunicazione (4 operatori) e l’attività di direzione e coordinamento (5 operatori).

Dopo i primi anni, entusiasmanti ma anche difficili – giacché da un lato ognuno di noi è arrivato da professioni ed esperienze diverse, con competenze e sensibilità distintive, dall’altro la parte di popolazione con sintomi di disagio è sempre più ampia e sempre più difficile da raggiungere – si è pensato di sviluppare il nostro servizio accelerando rispetto all’obiettivo di collaborazione diretta con enti, istituzioni, consultori, associazioni di varia natura e altri centri di ascolto, e focalizzandoci nell’ascolto delle persone nel disagio che mai avrebbero la possibilità di rivolgersi a professionisti, anche in presenza di bonus che favoriscano il sostegno psicologico.
D’accordo con la locale Unità socio-sanitaria, si è pensato di metterci a disposizione delle persone che non hanno ancora sviluppato una problematica di soglia media o alta, ma che sono nella fase iniziale della loro difficoltà di vita oppure che abbisognano prioritariamente di cura relazionale. Si tratta di lavorare nella prevenzione e di privilegiare chi è nella solitaria sofferenza o che semplicemente “da solo non ce la fa”. Abbiamo deciso di integrare nel nostro percorso esperienze significative di counselling, innovando decisamente nell’attività di “relazione d’aiuto”. Siamo stati operativi anche nei mesi di “pandemia”, fenomeno che mai avremmo pensato potesse riguardarci. Siamo operativi oggi più che mai, in tempi in cui è l’incertezza massima “a fare da padrona”.

Lo facciamo stando vicino alle persone che ci hanno chiesto e continuano a chiederci un “buon ascolto”, grazie alle moderne tecnologie, che in occasione del Covid-19 si sono palesate, per quanto non sostitutive di autentici incontri tra le persone, vis à vis, decisamente indispensabili ed efficaci.

Lo facciamo cercando di intercettare bisogni alla vecchia maniera, ossia impegnandoci ad esserci in campo, incontrando instancabilmente le “persone”.

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Immagine: Incontrodicounseling by Foto d Tiyo Prasetyo by Pixabay

Fonti: ripresa pezzo in https://www.animazionesociale.it/it-schede-3241-la_cura_relazionale