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Che cosa offriamo

di Redazione Dimmitiascolto –

Innanzitutto, dal 2023 viene finalmente valorizzato appieno il “servizio” che da alcuni anni si svolge sia in presenza sia online. Inoltre, l’offerta è integrata anche con sessioni di counselling relazionale e, di recente, organizzativo.    

La nostra attività, che si basa sull’esperienza pluriennale dello storico Punto d’Incontro San Giorgio (2012), facente parte “progetto DIMMItiASCOLTO” (2015), si prefigge di incontrare le persone per permettere loro, attraverso l’ascolto e attraverso le modalità di counselling, di analizzare e ripensare la «propria visione personale» affinché siano in condizione, condividendo pensieri, emozioni ed esperienze, di superare le proprie difficoltà. Il servizio è gratuito.

Siamo utili alla collettività, ai gruppi, alle coppie, in particolare ai singoli cittadini, over 18. In pratica alle persone nel disagio che hanno difficoltà a chiedere aiuto in quanto sfiduciate e disorientate. Siamo utili a quanti si trovano di fronte a difficili scelte di vita e alle persone che si sentono sole.

Siamo utili anche a quanti non sono a conoscenza della realtà di aiuto del territorio e a coloro che hanno ostacoli di varia natura, per esempio di tipo sociale, relazionale ed economico. Siamo utili alle organizzazioni che intendono offrire efficacemente servizi con il ricorso, spesso prevalente, al “volontariato”.

Da tutto ciò, nasce il nostro invito: se ti senti solo, oppure i problemi e le difficoltà sono amplificati dall’isolamento forzato, o magari l’ansia e la paura ti impediscono di trascorrere bene le tue giornate chiama il numero 333 4012669, oppure invia un messaggio. Ti verrà fissato un appuntamento per una videochiamata con Skype, WhatsApp, Google Meet o altra piattaforma, o se possibile per un incontro.

In ogni caso potrai parlare con un operatore qualificato e formato nelle relazioni d’aiuto.

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Immagine: Man by Pixabay

Testo a cura della Redazione Dimmitiascolto


Anno che viene anno che va

di Maria Rita Dal Molin –

Non conosciamo tutto il nostro tempo, ma possiamo viverlo e avere cura degli affetti …

Come Redazione di questo blog siamo contenti di ospitare un contributo di Maria Rita Dal Molin, nostra amica e da anni in prima fila per lo sviluppo del Volontariato sociale. Oggi è direttrice del Csv Vicenza.

Continua nel frattempo la nostra pausa di riflessione sul futuro del progetto DimmiTiAscolto.

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Buon 2023!
Si aspetta un anno, salutando il precedente e pensando a quello che verrà.
La Vita prosegue nei suoi giorni, indipendentemente dagli anni. Non conosciamo tutto il nostro tempo, ma possiamo viverlo e avere cura degli affetti, quelli veri. Possiamo circondarci di persone autentiche e possiamo scegliere se condividere le difficoltà o lasciare che siano altri a farlo.
Anche gli Amici che ci chiedono di esserci sono fedeli compagni, ma è solo nelle difficoltà che ti accorgi di chi c’è veramente.
È diventato facile scrivere ti voglio bene, la cosa più difficile è saperlo dimostrare.
Salutiamo quindi questo nuovo anno e cerchiamo di prenderci cura di noi e costruiamo momenti veri, come se fossero case, luoghi: le loro fondamenta hanno la funzione di assorbire il peso e trasferirlo nella nostra anima, senza farci vacillare.

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Citazione e brano nel testo: da intervento social di Maria Rita Dal Molin

Immagine: foto by GiFa2022 riguardante pittura di Angela Canale 2021


Parole per S. Natale 2022

di Redazione DimmiTiAscolto –

Pausa di riflessione

In questo periodo chiamato dell’Avvento, ci prepariamo ad una speciale riflessione. Non breve, tranquilla, serena, profonda. Cogliamo quindi il momento, anche noi redattori, per dedicarci a riflettere, pensare, stare nel momento presente.

Torneremo con l’anno nuovo, con le novità che riusciremo a proporre sia a livello editoriale sia a livello di contenuti che rappresenteranno i rinnovati rapporti con l’Associazione madre (Gsm San Giorgio Odv) e le nuove prospettive di impegno sociale.

Ci lasciamo con alcune “parole per il prossimo S. Natale”, di un noto autore (Anselm Grün):

Celebriamo il Natale perché venga spodestato anche in noi il re Erode con
i suoi intrighi; perché anche i nostri sentimenti di invidia, gelosia, ira e
paura vengano tramutati in fiducia, amore e gratitudine.

Il bambino divino nascerà anche in noi.

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Immagine: in evidenza: Silhouette by Pixabay e in chiusura: Nascita by GiFa2022 – particolare da galleria foto attività


Numeri, percentuali e non solo

di Giorgio Santacaterina e Gianni Faccin

Seguito di “Bilancio di un decennio” (III)

Siamo convinti che prima di ogni aspetto amministrativo e di ogni cifra numerica vengano Persone e Relazioni. Ma è evidente che per avere un’idea di impatto sociale occorra riferirsi a statistiche, prudenti e precise, fatte di numeri e percentuali.

Questo piccolo resoconto esce oggi, giorno del decimo anniversario della costituzione del noto “Punto d’Incontro San Giorgio“, confluito nel 2014 nel “progettoDIMMItiASCOLTO“.

A far data dal 2013 possiamo dire di aver svolto almeno 1.300 primi incontri con persone, inizialmente della zona di Poleo di Schio e quartieri circostanti, successivamente provenienti da tutta la città e gradualmente anche da altre zone dell’Alto Vicentino. Un picco particolare si è avuto nel periodo 2020 – 2021, durante la pandemia, con il ricorso all’uso creativo e costruttivo del cellulare, del tablet e del pc, che hanno permesso incontri on line e spesso in video chiamata. Tra il 2021 e il corrente anno, in seguito al servizio che abbiamo svolto presso due empori solidali, si sono avuti picchi ulteriori che sono stati registrati parzialmente nel nostro resoconto.

A chiusura di questa premessa possiamo solo dire che la media annuale in tema di incontri, per il solo primo ascolto, ossia per il primo incontro o incontro preliminare, è stata di circa 130.

A parte il dettaglio riguardante altre fasi di attività, ossia gli incontri di secondo ascolto, di orientamento, oppure di counselling, con i quali i dati numerici sono ben più elevati, è di indubbio interesse vedere le aree di attenzione che le persone richiedenti ascolto hanno sollecitato o portato in condivisione, preliminarmente. Eccole di seguito:

  • dinamiche relazionali 26%
  • disagio economico, finanziario, lavorativo 25%
  • solitudine 14%
  • salute 11%
  • esigenza di consulenza, informazione 7%
  • esigenza di crescita personale 6%
  • orientamento al volontariato 6%
  • disagio da lutto 3%
  • autostima – socializzazione – integrazione 2%

Va rilevato come le aree suddescritte siano quelle portate dalle persone richiedenti ascolto come aree principali. Quasi sempre oltre all’area prevalente citata sussistono disagi intrecciati che abbracciano aree diverse e ben distinte.

Di recente, nell’esperienza che abbiamo iniziato a privilegiare, presso gli empori solidali, ai quali le persone si rivolgono perché c’è principalmente una richiesta di cibo per mancanza di lavoro e di reddito, in sintesi un disagio economico (talvolta fortissimo), non c’è solo quel bisogno. Le esigenze hanno manifestato e presentano oggi una gradualità diversa ma riguardano aspetti di vita che sono tutti importanti, per niente secondari. Esigenze che passano trasversalmente e quotidianamente le vite.

Un caso è quello di Giuliano (1) che è in età lavorativa ma è invalido-inabile e quindi non può trovare lavoro. E’ solo, non ha reddito, i parenti sono lontani, nessuno lo cerca. Lo cercano soltanto il padrone di casa (per l’affitto in arretrato) e i gestori di enel e gas (per bollette insolute). Non avendo ottenuto un contributo dallo Stato è di fatto indigente. Questo è lo scenario, ma il suo bisogno essenziale è socializzare e parlare. Non si dà pace per non aver nessuno affetto vicino e per non essere riuscito, così dice lui, a costruire qualcosa nella vita. Si sente un peso e si vergogna di venire a prendere da mangiare.

Un altro caso è quello di Giovanni (2) che ha una vita di ideali forti alle spalle. Anche lui è in età lavorativa, ma la salute gli ha giocato brutti scherzi. Oggi pur avendo importanti competenze non cerca lavoro, essendo stato valutato non positivamente dalle varie aziende che è riuscito ad avvicinare finora. Sposato ma è come fosse separato. Vive isolato nella sua stanza. Rassegnato. Vorrebbe sparire. Lo tiene in vita il pensiero, spesso disperato, di un figlio segnato nell’esistenza, che non sarà mai autonomo. Qui c’è la ricerca di un rapporto dialogico, ma il rifiuto orgoglioso di un aiuto concreto.

Infine una donna: Flavia (3) che in età avanzata vive sola in centro storico. Ha una pensione, ma da anni deve pagare la restituzione di un debito che pesa sul suo reddito non elevato per un terzo. Questa donna che ne ha passate tante, privilegia il pagamento di questo debito e dell’affitto che a sua volta pesa per metà della pensione. Quel che rimane andrebbe a copertura del poco cibo acquistabile e per le utenze. Non ha più il gas a cui è subentrata l’elettricità. Assisterla nei suoi bisogni finanziarti e materiali è prioritario, ma è evidente che ha bisogno di qualcosa di più: essere capita profondamente, dialogare con qualcuno che non la giudichi. Socializzare. Essere anche consigliata in qualche aspetto riguardante la salute.

Situazioni come quelle descritte sopra sono innumerevoli, alcune le conosciamo ma molte altre sfuggono a tutti gli osservatori.

Pensiamo che il tempo che viviamo sia fortemente caratterizzato da invisibilità, indifferenza e indigenza.

Rispetto a queste pesanti parole, ci proponiamo, per la nostra parte, come “olio sociale”, motivati dal desiderio di voler fare la nostra parte.

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Immagine: in evidenza: People by Pixabay e in chiusura: olive vs olio by Pixabay

Note: (1), (2) e (3) indicati nomi di fantasia rispetto a situazioni reali.

olive vs olio


Persone e Persone

di Francesca Scolaro e Gianni Faccin –

Seguito di “Bilancio di un decennio” (II)

Le Persone sono state e sono in questa avventura, iniziata nel dicembre di 10 anni or sono, i protagonisti di tantissime occasioni di “incontro autentico”. E hanno realizzato tutte insieme, in reciprocità, il progetto in cui è stato riversato quello che la giornalista Adelina Tadiello chiamò “il sogno” (vedi pezzo precedente).

La parola “sogno” descrive la consapevolezza di un bisogno sociale, ma anche individuale, che era stato colto e di tutto l’impegno che si doveva mettere in atto per realizzarlo.

Capita a volte che l’ascolto diventi non soltanto un ascolto attivo ma che, nell’attenzione autentica e partecipe, si percepisca che l’altro ci dà in custodia e ci dona la parte più intima di sé e questa linfa trasforma tutte e due le parti.
È un’apertura che sa di fiducia, accoglienza, comprensione, gentilezza, amore.

Moltissime le Persone, uomini e donne, giovani e anziani, che si sono rivolte con fiducia al nostro Servizio, trovando la migliore disponibilità possibile.

Molte le Persone che si sono messe a disposizione degli altri, cercando di essere in qualche modo utili grazie alle competenze personali, tutte diverse, e grazie al lavoro non sempre agevole di formazione e condivisione in gruppo. Si è trattato di un mettersi in discussione, lasciare andare le proprie teorie, limitare i giudizi e i pregiudizi. Si è puntato molto anche sul lavoro di accettazione incondizionata che spesso anche nelle relazioni d’aiuto mina alla base la relazione stessa.

Non è possibile rappresentare direttamente il caleidoscopio di relazioni vissute nei nostri “punti d’incontro”. Lo facciamo costruendo una galleria di visi che, affiancati gli uni agli altri, evidenziano la miscela di pensieri, emozioni, sentimenti che ancora oggi ci accompagnano, pur vivendo in un contesto in continuo mutamento.

Noi ci siamo.

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Immagine in evidenza: a cura GiFa2022 (purtroppo non è stato possibile inserire l’immagine di tutte le Persone che hanno fornito direttamente o indirettamente il loro contributo. Riteniamo la presente una micellanea fotografica simbolica e rappresentativa del “progetto DIMMItiASCOLTO”)


Sogni e drammi

di Annamaria Sudiero e Gianni Faccin –

Seguito di “Bilancio di un decennio”

Non è detto sia bene dimenticare il passato. Attualizzarlo è invece importante per fare un bilancio di quanto fatto, ma anche per discernere tra il buono e il non buono in un’ottica di miglioramento.

Se facciamo un salto all’indietro di dieci anni possiamo riconoscere il tanto lavoro svolto, i presupposti che già da qualche anno prima stavano facendo maturare la progettualità sottostante, i drammi di tante persone, solo in parte conosciuti e un sogno, un sogno che pareva per noi volontari molto distante da una possibile realizzazione.

Ed è in questo modo che parte un pezzo di Altovicentinoonline, nota testata digitale. Il pezzo si riferisce alla nascita del primo di una serie di centri di ascolto che prendeva il nome di Punto d’Incontro San Giorgio (creatura di una locale onlus: Gsm San Giorgio di Poleo di Schio (Vi). Proprio per un collegamento di più “punti d’incontro” in rete, in distinte territorialità ed esperienze, nacque nel 2014 “DimmiTiAscolto”, divenuto nel 2018 “progettoDIMMItiASCOLTO”, di cui è base comunicativa il presente blog.

Ecco di seguito il pezzo pubblicato nell’anno della nascita del Punto d’Incontro San Giorgio (2012) da giornale citato a firma della giornalista Adelina Tadiello.

“C’è spazio e tempo per un nuovo sogno a Poleo di Schio. C’è spazio per la nascita del Punto d’Incontro San Giorgio inaugurato sabato scorso, alla presenza del sindaco del comune di Schio Luigi Dalla Via e dall’assessore alla Persona e Famiglia Antonietta Martino nei locali della canonica in via Falgare, lasciati liberi da don Andrea Mazzon, convinto sostenitore del progetto.
 ‘In questi tempi difficili in cui tutto è più complicato, il singolo, la coppia, il gruppo o la famiglia hanno comunque la possibilità di crescere e di potersi migliorare. Ogni persona ha anche la possibilità, se lo vuole, di andare incontro agli altri. In tal modo farà del bene al prossimo, ma farà innanzitutto del bene a se stessa’. Con queste premesse il presidente del Gruppo Sociale e Missionario San Giorgio di Poleo Onlus, Bruno Zattara, ha promosso l’avvio di questo nuovo spazio di ascolto, di relazioni di sostegno e di volontariato al prossimo. ‘Sarà una realtà dove la comunicazione, l’ascolto autentico e la valorizzazione del mutuo aiuto verranno messi a disposizione dei 6911 abitanti del quartiere Stadio-Poleo-Aste-San Martino e non solo, tra i quali il 17,4% sono giovani nella fascia d’età 14-30 anni e il 12% stranieri’ – aggiunge il vicepresidente del Gruppo Sociale e Missionario Gianni Faccin. Un team di 16 volontari, con differenti competenze, ma con un’eguale generosa volontà di dedicare un tempo all’agorà dell’ascolto e del volontariato, darà il via l’anno prossimo a tre specifici momenti formativi dedicati ai giovani, alle coppie e ai bambini con disturbi specifici d’apprendimento. Le porte saranno dunque sempre aperte per intercettare i molteplici bisogni del territorio scledense e per facilitare la creazione di reti associative e di solidarietà sociale. ‘Esattamente come nove anni fa, allorché fu nominato parroco don Andrea, ora si rimettono in campo nuove competenze e buon cuore in una dimensione sociale innovativa’– afferma Gianni Faccin. ‘In questo momento di fragilità sociale e storica non si può giocare in difesa. E’ necessario operare cambiamenti forti ed innovare nel sociale’ – conclude il sindaco Dalla Via.
Dopo l’apertura nel giugno 2011 della Casa del Giovane e della Sala polivalente e telematica, con il nuovo Punto d’Incontro San Giorgio, il centro di aggregazione per la parrocchia e il quartiere si rinforza. La comunità di Poleo, forte nelle tradizioni, vive da protagonista questa sfida di vitale cambiamento sociale.
Sono numerosi i sostenitori di questo progetto: Cooperativa Samarcanda e S@m Bar, Ateneo Sir, Scuola Materna San Giorgio, Gruppo Sala Poleo, Ulss n. 4 Altovicentino, Comune di Schio, Unisolidarietà Vicenza, Banca Unicredit S. Cuore, Centro Servizi di Volontariato di Vicenza, don Andrea e l’Unità Pastorale zonale”.

Oggi siamo nel 2022 e il cosiddetto sogno, che sembrava irrealizzabile, è divenuto invece una realtà importante. Questo è stato un bene. Quello che è cambiato profondamente è il contraltare fatto di un grande aumento della povertà, sia relativa sia assoluta, e di un dramma collettivo sempre più soffocante. E il nostro agire ha sempre più il sapore “emergenziale”.

[Segue]

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Immagini: di reperrtosio a cura GiFa2022

Riferimenti nel testo e brano virgolettato: da Altovicentinoonline del 16 dicembre 2012


Bilancio di un decennio

di Clitta Frigo e Gianni Faccin –

Verso i 10 anni di attività ci fermiamo a riflettere consapevoli che “occorre aver cura di sé, per potersi occupare anche degli altri …”.

La nostra attività è iniziata nel dicembre 2012 a Poleo di Schio (Vicenza) nella vecchia canonica in disuso, su esplicito invito dell’allora parroco don Andrea Mazzon. Eravamo un gruppo numeroso di volontari che credeva nella dimensione dell’ascolto delle persone. Già in quegli anni era evidente come nessuno non ascoltasse più nessuno. E noi volevamo assolutamente darci da fare al riguardo, visto che su altri fronti c’era fortunatamente affollamento. In ogni caso a noi, spesso, pareva di essere fuori della realtà, avendo scelto una via stretta di volontariato sociale. Nel confronto sempre serrato con il nostro principale follower (il parroco), che qualche perplessità non gli mancava mai, ne veniva fuori una strana definizione di “ascolto”: era una confessione a porte chiuse, a lui toccava la confessione religiosa e al nostro centro la confessione laica. Poi ci diceva, di fatto incoraggiandoci, che il nostro indirizzo vedeva molta più richiesta del suo …

Come che sia, siamo arrivati a questo traguardo con una mole notevole sia di colloqui con persone e gruppi, locali e fuori zona, sia con una quantità notevole di incontri tra volontari al fine di condividere esperienze, problemi, situazioni, prospettive e formazione. Quest’ultima ci ha sempre accompagnato anno per anno sotto la guida di professionisti che credevano nella nostra mission oltre ad essere competenti e preparati.

In questo pezzo, che inaugura alcune uscite pubbliche aventi lo scopo di tirare le somme, ricaricarsi e ripartire su nuovi presupposti, prendiamo le mosse proprio dalla formazione. L’attività è stata costante, specifica ma anche diversificata: inizialmente su come si ascolta, sulla comunicazione autentica e sull’assertività, sulla resilienza, sul senso di fare volontariato e di aiutare, sul linguaggio del corpo e su molto altro; infine, sul ben-essere personale nostro e altrui.

Non è scontato quanto abbiamo maturato in tutti questi anni in tema di “aiutare gli altri”. Pare ovvio, ma non lo è: se sappiamo, come prima cosa, prenderci cura di noi stessi, staremo bene quanto basta per essere più d’aiuto anche agli altri.

Quindi è bene essere altruisti, disponibili, generosi, ma è anche bene che questa apertura di credito non porti all’accantonamento dei propri bisogni personali.

Vediamo il caso dell’ascolto, atteggiamento che può essere molto attivo e coinvolgente, e proprio per questo un grande strumento di aiuto.

Dicono K. Geldard e D. Geldard (1): Aiutare gli altri a sentirsi un po’ meglio – ascoltando in modo attivo e rispettoso i problemi che ci raccontano – può essere senz’altro gratificante. C’é anche da considerare, però, l’altro lato della medaglia, ossia l’impatto emotivo che questo ascolto comporta. Ognuno, nel ruolo di ascoltatore, mette a disposizione del tempo, dell’attenzione, delle energie emotive. che lo vogliamo oppure no, è probabile che finiamo anche per essere contagiati, almeno in parte, dalle emozioni negative di chi ci sta di fronte. Sapere che stiamo aiutando qualcuno è un legittimo motivo di soddisfazione; è inutile negare, però, che ogni conversazione d’aiuto può rivelarsi faticosa e addirittura logorante, se non sappiamo calibrare, in qualche modo, il nostro coinvolgimento emotivo. … Se si decide di continuare ad aiutare gli altri occorre saper riflettere sui propri bisogni personali, su come badare a noi stessi per poi essere nelle condizioni di aiutare gli altri. L’esperienza insegna che se non ci prendiamo cura a sufficienza delle nostre esigenze fisiche, sociali ed emotive, risulteremo anche meno efficaci nell’aiutare gli altri …”.

[segue]

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Citazione e nota (1): da Parlami, ti ascolto di Kathryn e Davide Geldard – ed Erickson 2016 (testo disponibile in LIBRARSI LIBERI)

Immagini: in evidenza GiFa2022 Nflix scena – in chiusura Gruppo Volontari in occasione formazione con dott.ssa Anna Savegnago


Fiumi di parole?

di Mauro Cason –

ecco … bla, bla, bla, …

Un breve brano uscito di recente nel blog dello scrittore scledense pone l’attenzione sull’ascoltare, ergo lo riprendiamo perché ci ha colpito. Di nostro mettiamo citazione, premessa, titolo e immagine.

Vi sono donne, uomini che hanno il forte desiderio di parlare di sé, della propria storia, dei successi, delle disgrazie, di quella volta che… poteva andare diversamente e cambiare del tutto la loro esistenza.

Fiumi di parole in cui chi si racconta si sente “on the stage”, protagonista di una conversazione senza reciprocità poiché non presta attenzione a te, a come ti senti davvero, ma tutto accade come in una conferenza, come se il narrarsi fosse unidirezionale ed i problemi importanti fossero soltanto i suoi, nell’incapacità di un ascolto autentico di sé e dell’altro.

Quegli incontri in cui hai la sensazione che non è avvenuto alcuno scambio, in cui alla fine ti senti triste e vuoto, in cui hai ascoltato parole “buttate lì” come gocce d’acqua sul vetro che non lasciano alcun segno, nessun ricordo… Quella sensazione di amaro in bocca, di aver perso tempo e la consapevolezza che desideri solo incontri autentici, per quanto brevi, che il tempo è troppo prezioso per buttarlo in parole vuote.

Arriva il momento in cui vuoi incontri in cui vi sia ascolto e scambio di parole “dense”, dove riconoscersi… quelle frasi, quelle sensazioni che ti entrano dentro e lasciano il profumo lieve di significato.

Immagine: Conversation by Pixabay

Testo: da https://maurocason.wordpress.com/ascoltare/