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Chi siamo?

di Annamaria Sudiero con introduzione di Redazione Dimmitiascolto

La luce del giorno ci illuminerà
Sarà che forse possiamo sorridere
Scegliere, decidere, chi siamo davvero …

Riuscire a rispondere in qualche modo alla domanda epocale del titolo è qualcosa di grande …

Ci prova Annamaria con il presente pezzo che lei chiama “ragionamento”, pubblicato qualche giorno fa nel blog di Associazione Libellula aps. Annamaria, a sua volta, propone una citazione particolare tratta dal Quaderno proibito di Alba De Céspedes: “Com’è difficile vedere le persone che ci circondano diverse dalle figure che, nei nostri confronti, sono costrette a rappresentare”. A seguire le riflessioni di Annamaria.

Chi siamo? Come vediamo noi stessi e gli altri? Belle domande?

È facile se dobbiamo rispondere con le nostre generalità, ma la domanda che vorrei porre a me stessa, e a chi legge, è un’altra ed è complicato spiegarla.

Provo quindi a ragionare su me stessa in prima persona.

Personalmente negli ultimi anni sto imparando a sentirmi Io Persona, Annamaria, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Ma per molto tempo mi sono sentita in primis figlia, sorella, amica e poi anche moglie e madre. Tutte “figure” che sento di aver portato avanti con passione, generosità e amore ma…

Quanto ho sacrificato del mio essere per farlo?

Nel momento in cui le ho vissute non ho sentito nessun sacrificio, ma se mi guardo indietro forse qualcosa di me ho perso nell’indossare quelle vesti.

O meglio, più che perso, ho soffocato in qualche maniera il mio modo di essere per svolgere quei “ruoli” come gli altri si aspettavano, per non essere giudicata.

Ecco che torna sempre il giudizio, su noi stessi e sugli altri!

Visto che mi piace parlare per immagini provo a farlo anche qui.

Siamo tutti delle magnifiche teche di vetro, che al loro interno contengono preziosi ninnoli, anch’essi di vetro e quindi fragili, che sarebbero poi i nostri ruoli.

Se non stiamo attenti, se non abbiamo cura di noi stessi, cioè di quel magnifico contenitore, finirà per rompersi, distruggendo così anche i preziosi ninnoli al suo interno, i nostri ruoli. Tutti i frammenti di vetro finiranno per confondersi e sarà difficile ricomporre ordinatamente il tutto.

In conclusione, pur assumendo con amore diversi ruoli, siamo in primis Persone e non dobbiamo mai dimenticarlo. Allo stesso modo, quando guardiamo gli altri dovremmo vedere prima le Persone e poi, dopo, il loro ruolo di madri, padri, figli, fratelli, amici…

Dobbiamo allora saperci abbracciare, volerci bene da soli per poter amare e voler bene agli altri e dobbiamo capire che chi ci sta vicino prima di voler bene a noi deve saper essere sé stesso e volersi bene. Molte volte siamo proprio noi che non aiutiamo a farlo, con il nostro egocentrismo e i nostri giudizi e aspettative.

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Citazione: Chi siamo per davvero – dal brano di Marcella Bella

Immagine: Woman by Pixabay

Fonti: da https://associazionelibellula.org/blog/


                                                                                               

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Siamo certi che “ascoltiamo”?

di Redazione Dimmitiascolto –

Il “buon ascolto” si apprende

Crediamo di ascoltare, ma di fatto, di solito, ascoltiamo solo noi stessi. Si tratta di una trappola cui quasi sempre non ci sottraiamo. Ma c’è una buona notizia: è possibile sfuggire a questa trappola che uccide le relazioni e la nostra personale crescita umana.

Uno noto professionista (1) scrive: Sembra incredibile ma è cosi… Anche io all’inizio non ci credevo. Non sappiamo ascoltare. Crediamo di saperlo fare. Siamo assolutamente convinti di essere dei buoni ascoltatori e non avere sufficienti strumenti per farci capire, per arrivare al cuore e alla mente degli altri ed essere alla fine compresi. Non ci credete? Beh vi propongo un esperimento che vi convincerà al volo. 

Pensateci.

Quante volte vi siete sentiti ascoltati veramente? Al 100%? Quante volte avete avuto la sensazione che altre persone avessero chiaro cosa sentivate, intendevate e cosa volevate veramente? Le ragioni delle vostre azioni e il senso profondo che vi motiva? Percepisco già  la vostra sofferenza.

Io ricordo 25 anni fa la prima seduta che feci alla Università della California di San Diego con Miriam Polster (2). Ero andato in America per fare un training di psicoterapia della durata di un mese con Erving e Miriam Polster, due tra i più grandi terapeuti che io abbia mai conosciuto.

Lei iniziò ad ascoltarmi e dopo pochi minuti mi misi a piangere a dirotto. Era un pianto misto. Una parte di sofferenza e nove parti di commozione. Nessuno mi aveva mai capito cosi profondamente. Era come se una luce calda e avvolgente entrasse in ogni mia cellula. Una forma di amore che non avevo mai conosciuto prima. Rimasi in quello “stato di grazia” per tre giorni.

Che cosa aveva fatto Miriam? Niente. Mi aveva ascoltato.

Solo che avevo potuto sentire una connessione assoluta tra il mio vissuto e il suo cuore. Aveva usato le chiavi dell’ascolto attivo, la tecnica che permette di superare la trappola naturale che attanaglia il nostro cervello. E di cui siamo ignari.

Forse, l’ascolto vero, il buon ascolto è molto più importante di quanto possa sembrare …

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Citazione e titolo: a cura della Redazione

Immagine: Debate – foto di ariana Anatoneag by Pixabay

Note: (1) Paolo Baiocchi psichiatra e psicoterapeuta, direttore di IGT Trieste – (2) Piscoterapeuti californiami – scrittori e docenti presso UCSD

Testo riportato in corsivo: da https://www.paolobaiocchi.com/comunicazione


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Cura relazionale

di Gianni Faccin –

Ascoltare chi è in solitaria sofferenza – La cura relazionale


Sono ormai undici anni che ci occupiamo di ascoltare le persone, presso i nostri centri, offrendo momenti di “vero ascolto” fondato su empatia, comprensione, non giudizio e sostegno incondizionato.

Oggi, nei contesti più marcati dal disagio lo facciamo gratuitamente e sulla base di una formazione permanente che ci aiuta a essere sempre pronti ad affrontare colloqui in cui vengono portate sofferenze talvolta assai importanti.

Dall’inizio siamo coinvolti in oltre 30 volontari/professionisti su questa sfida, e ad oggi siamo una ventina di volontari attivi. Va evidenziato che gli operatori non sono gli stessi dall’inizio, in quanto oltre 100 persone si sono scambiate il “testimone” nel tempo e questo ha permesso la sostenibilità delle iniziative e dei centri di ascolto. I volontari dedicano il loro impegno in particolare all’interno degli empori solidali che rappresentano una nuova modalità di aiuto concreto e concertato nelle nostre realtà urbane. In questi contesti, oggi, gli operatori attivi sono numerosi (17 volontari). Però, l’impegno profuso riguarda anche altri spazi di attività intensa come i percorsi personalizzati di counselling relazionale (6 operatori), le iniziative educative e formative (8 operatori), l’attività di rete con altre realtà del territorio (5 volontari), l’attività di supporto come organizzazione e comunicazione (4 operatori) e l’attività di direzione e coordinamento (5 operatori).

Dopo i primi anni, entusiasmanti ma anche difficili – giacché da un lato ognuno di noi è arrivato da professioni ed esperienze diverse, con competenze e sensibilità distintive, dall’altro la parte di popolazione con sintomi di disagio è sempre più ampia e sempre più difficile da raggiungere – si è pensato di sviluppare il nostro servizio accelerando rispetto all’obiettivo di collaborazione diretta con enti, istituzioni, consultori, associazioni di varia natura e altri centri di ascolto, e focalizzandoci nell’ascolto delle persone nel disagio che mai avrebbero la possibilità di rivolgersi a professionisti, anche in presenza di bonus che favoriscano il sostegno psicologico.
D’accordo con la locale Unità socio-sanitaria, si è pensato di metterci a disposizione delle persone che non hanno ancora sviluppato una problematica di soglia media o alta, ma che sono nella fase iniziale della loro difficoltà di vita oppure che abbisognano prioritariamente di cura relazionale. Si tratta di lavorare nella prevenzione e di privilegiare chi è nella solitaria sofferenza o che semplicemente “da solo non ce la fa”. Abbiamo deciso di integrare nel nostro percorso esperienze significative di counselling, innovando decisamente nell’attività di “relazione d’aiuto”. Siamo stati operativi anche nei mesi di “pandemia”, fenomeno che mai avremmo pensato potesse riguardarci. Siamo operativi oggi più che mai, in tempi in cui è l’incertezza massima “a fare da padrona”.

Lo facciamo stando vicino alle persone che ci hanno chiesto e continuano a chiederci un “buon ascolto”, grazie alle moderne tecnologie, che in occasione del Covid-19 si sono palesate, per quanto non sostitutive di autentici incontri tra le persone, vis à vis, decisamente indispensabili ed efficaci.

Lo facciamo cercando di intercettare bisogni alla vecchia maniera, ossia impegnandoci ad esserci in campo, incontrando instancabilmente le “persone”.

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Immagine: Incontrodicounseling by Foto d Tiyo Prasetyo by Pixabay

Fonti: ripresa pezzo in https://www.animazionesociale.it/it-schede-3241-la_cura_relazionale


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Lacrime condivise

di Redazione Dimmitiascolto –

In tutte le epoche e in tutte le culture sono state versate lacrime. Attraverso le lacrime l’essere umano esprime emozioni e sentimenti.

Perché piangi? Perché piangiamo? Sono domande che spesso, anche inconsciamente, rivolgiamo e ci rivolgiamo.

Elisa Mulone espone con interessante chiarezza il significato del piangere e dell’esprimersi attraverso le lacrime.

Si piange per un dolore fisico o per una sofferenza emotiva, per la perdita di una persona cara. Ci sono lacrime di tristezza, di dispiacere, ma anche di rabbia, di frustrazione, addirittura di gioia! E ci sono lacrime trattenute, mai versate.

Quali significati e che funzione possono avere le lacrime?

Il pianto si manifesta in concomitanza alla nascita ed è la prima forma di comunicazione del neonato. Attraverso il pianto e le lacrime, l’essere umano nel suo divenire esprime i suoi bisogni primari: fame, sete, dolore, bisogno di accudimento. Successivamente, esprimerà emozioni e sentimenti più complessi: dolore, rabbia, frustrazione, tristezza, cordoglio, felicità.

Nei bambini, e ancor più nei neonati, le lacrime svolgono una funzione fondamentale che è quella di sollecitare l’attenzione e la cura da parte delle figure di accudimento. Se le esigenze del bambino non vengono soddisfatte, il pianto diventa disperato e manifesta una condizione di stress che a lungo andare può comportare effetti neurologici a medio e lungo termine. Il pianto prolungato nei neonati è stato associato ad un abbassamento delle difese immunitarie, con maggiore suscettibilità alle infezioni. Il pianto prolungato oltre ad avere effetti psicologici a breve e a lungo termine, ha particolari effetti endocrini: si instaura uno stato di forte stress, tale da innalzare i livelli di cortisolo, che influiscono sullo sviluppo dei sistemi di neurotrasmettitori e sullo sviluppo delle connessioni neuronali.

Le lacrime sono state distinte in basali, riflesse ed emotive. Le prime avrebbero la funzione di mantenere costantemente umido l’occhio, le seconde derivano da traumi o sostanze irritanti, le ultime sarebbero correlate con le variazioni degli stati affettivi. In condizioni normali le lacrime basali defluiscono nel naso attraverso particolari condotti, senza lasciare tracce visibili del loro passaggio, ma quando il flusso è particolarmente abbondante le lacrime traboccano all’esterno. Secondo alcuni ricercatori la composizione chimica delle lacrime è diversa a seconda che ci sia un coinvolgimento emotivo o un semplice meccanismo di protezione per l’occhio, ad esempio da freddo o vento o quando sbucciamo una cipolla. Le lacrime emotive conterrebbero livelli più alti di proteine, manganese, potassio e ormoni come prolattina e corticotropina. Attraverso le lacrime il corpo si libererebbe, quindi, di sostanze che, in quantità eccessive, potrebbero risultare dannose.

Per Ippocrate, le lacrime erano prodotte dal cervello e servivano a regolare il flusso e la concentrazione degli umori (sangue, bile gialla, bile nera, flemma) e, quindi, a mantenere l’omeostasi interna. Da qui nasce la concezione del pianto catartico come liberazione e scarica. Darwin sosteneva che le lacrime assolvono, da una parte, a una funzione meccanica, consistente nel raffreddamento dei bulbi oculari surriscaldati da un aumentato afflusso di sangue e, quindi, nella riduzione della tensione interna dell’occhio, dall’altra esercitano una funzione psicosociale contribuendo a richiamare aiuto e conforto da parte degli altri.

Alle lacrime sono state attribuite caratteristiche di sacralità, come nel caso delle varie statue religiose da cui sgorgherebbero liquidi miracolosi. In altri casi, vengono demonizzate, quando, ad esempio, si pronunciano frasi del tipo “Gli uomini non piangono!”, “Non piagnucolare”, dando il senso che piangere sia segno di debolezza o motivo di vergogna.

E che dire della reazione che suscita vedere le lacrime altrui? Di fronte ad un pianto le reazioni possono essere diverse: imbarazzo, compassione, rabbia, tristezza, evitamento. Spesso di fronte al pianto di qualcuno che vive una sofferenza, la prima reazione è quella di dire frasi di circostanza nel vano tentativo di alleviare la pena di chi ci sta di fronte, ma, in realtà, questo serve per lenire il senso di impotenza che percepiamo. Purtroppo, spesso, questo comportamento genera un effetto contrario. La persona non si sente capita nel suo dolore, unico e irripetibile. Nella mia professione, sia durante la mia formazione che nell’esperienza clinica, ho imparato ad accogliere le lacrime come dono prezioso. Le lacrime, infatti, quando riescono a farsi strada, fanno emergere vissuti profondi che cercano solo accoglienza e riconoscimento. Quali parole potrebbero alleviare la sofferenza di una persona che ha appena ricevuto una diagnosi infausta o di qualcuno che ha appena perso una persona cara? In questi casi, come in altri meno drammatici, la cosa più sbagliata da dire è “Non piangere”, perché le lacrime permettono di veicolare emozioni troppo intense e dolorose per essere tradotte in parole. Se blocchiamo le lacrime, teniamo dentro una carica tossica. Ci sarà un momento in cui le lacrime lasceranno il posto alle parole, ma sarà la singola persona, titolare di quel dolore, a sentire quando sarà il momento giusto.

Frequenza e intensità del pianto ci possono dare indicazioni rispetto al fatto che un normale dolore della vita si è cronicizzato fino a diventare un danno che impedisce alla persona di crescere. Un genitore che ha perso un figlio e piange tutti i giorni disperatamente nelle prime settimane dopo l’evento, è una situazione comprensibile; altra cosa è una moglie che dopo 10 anni piange il marito come se fosse il primo giorno. Anche il dolore più grande può essere attraversato se accompagnato.

È importante dare valore e dignità alle lacrime in quanto canale espressivo dell’essere umano e dal potere trasformativo. Ancor più nella società attuale, in cui sembra farsi strada la legge del più forte, come in una giungla in cui bisogna sopravvivere, forse serve trasmettere ai bambini il messaggio che tutti i sentimenti hanno pari dignità di esistere e di essere espressi, che la sensibilità non è segno di debolezza ma di umanità. Solo l’esempio degli adulti può permettere questo.

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Citazione: da fonte testo sotto riportato

Immagine: costruzione by GiFa2023, fusione di People by Pixabay e di poesia Lacrime di Annamaria Sudiero – tratta dal suo libro Respiri dell’anima Gedi 2018

Testo: brano tratto da Perché piangiamo? Funzione e valore delle lacrime di Elisa Mulone psicologa e psicoterapeuta in https://confprofessioni.eu


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Dimmitiascolto nuovo ciclo

Cambiare in meglio si può, basta volerlo veramente …

Inaugurazione del nuovo ciclo di quello che è stato il “progetto Dimmitiascolto” e che è divenuto Dimmitiascolto Servizio di Ascolto e counseling.

Schio 24 settembre 2023, Festa del Volontariato – piazza Falcone e Borsellino presso stand Gsm San Giorgio Odv.


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Si vorrebbe, a volte …

brano dello scrittore Mauro Cason, che ci piace dedicare a tutte le persone che fanno parte del nostro progetto, siano esse “artefici o destinatarie …”

A volte vorresti dire ciò che davvero senti, ma le parole si fermano nella strozzatura della gola e non riescono a rivelarsi, restano lì nascoste, finché non decidi di dare loro un significato e percepisci che meritano di essere ascoltate, finché carezze che leniscono il dolore sciolgono i nodi della tua angoscia ed in quei momenti molto diventa possibile… forse soltanto allora le tue emozioni profonde si liberano, accolte, viste, soprattutto da te.

A volte hai bisogno soltanto di stare da solo nei luoghi che senti autentici ed appartenerti, dove non vorresti mai andare via ed il ritornarci è un viaggio soprattutto dentro di te, quando il mondo esterno e quello interno sono un tutt’uno e senti che la tua esistenza ha finalmente un senso… poiché negli altri giorni, negli altri momenti forse non sei mai davvero completo, come se parti di te fossero disperse o negli occhi di qualcuno cui sei appartenuto, nei tanti luoghi che ti hanno vissuto.

A volte vorresti andare sopra le nubi, dove tutto è leggerezza e molto è possibile, come rivivere l’intensità di certi momenti, il calore di una presenza, lo sguardo tenero, comprensivo che accoglie ogni cosa di te, l’amore che contiene, l’amore che ti attraversa e cui senti appartenere.

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Citazione: da Percorso la Persona al Centro n. 4 in uscita al 13 settembre 2023

Immagine: Nubioltre by Magda Ehlers, Pexels

Testo: da A volte di Mauro Cason – https://maurocason.wordpress.com/


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La voce non sia eco …

di Redazione Dimmitiascolto –

Ancora una ripartenza, sicuri di poter aiutare

Siamo nella fase avanzata dell’estate e viaggiamo verso un autunno che, purtroppo, si prospetta assai incerto e molto delicato. Nei nostri territori, come nei territori meno vicini. Rimanendo in Italia e nelle nostre zone (Alto vicentino), i problemi di ogni ordine e grado tendono ad espandersi a macchia d’olio. Le persone sono spesso abbandonate a se stesse sia se autosufficienti, sia se in difficoltà o colpite da eventi pesanti e gravi (lutto, salute, relazioni, contesto economico-sociale, normative, solitudini, abbandoni, dipendenze, …).

“Noi” viaggiamo verso gli 11 anni di servizio e proseguiremo con rinnovato vigore nell’accoglienza vera e nell’ascolto autentico di chiunque si rivolga ai nostri centri di ascolto.

Anche a livello comunicativo metteremo maggior attenzione nel coinvolgere, sia promuovendo il “servizio” di aiuto alla persona, sia insistendo con il nostro blog nel palesare uno schema valoriale assolutamente indispensabile.

Lo slogan potrebbe essere: “Dall’essere indifferenti al fare la differenza” (*).

Bene. Riprendiamo filo del discorso ripartendo anche qui, nel blog. Lo facciamo con alcune righe che si possono definire versi augurali (**).

"Affinché la voce non sia eco occorre una vicinanza e la prossimità di un ascolto che tocchi labbra e sguardo e allora vieni, che vicino c'è posto e da lontano invece non ha importanza.
Porta con te un po' di tempo da farci star dentro il nostro silenzio che sappia accudire i nostri racconti e non li disperda tra i rumori del mondo.
Anche questi bisognerà prima o poi ascoltarli, ma ora partiamo da qui, che là è meglio arrivarci insieme".

Citazione: redazionale
Immagine: San Francisco by Pixabay
Riferimenti nel testo:
(*) Slogan by Gianni Faccin
(**) Tratto da La faretra di Zenone di Angelo Andreotti

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Ascoltare è …

a cura di Redazione Dimmitiascolto –

Versi di Luciana Landolfi

Brevissimo componimento segnalatoci dalla cara amica Ivonne Gecchelin.

Ascoltare
è sparire per un po’.
Lasciare le cose al loro posto sulla Terra.
Ascoltare 
è permettere ai piccoli tetti di fermare il Sole.




Da un lato il nostro Servizio va avanti, senza soluzione di continuità, ma dall’altro ognuno di noi ha bisogno, ed è anche un desiderio, staccare un po’, prendersi cura di sé, sparire per un po’. Questo non è fuggire , ma è cercarsi e ritrovarsi, fare vuoto intorno e dentro di sè, per riuscire ad ascoltarsi. Prendere una distanza. Mantenendo ferma la fiducia che le cose vanno avanti, si possono lasciare come sono. Le ritroveremo. Per molti è l’estate uno dei momenti che meglio si presentano per questa sacra circostanza. Ecco che ci aiutano in poche parole i versi dell’autrice che oltre che scrittrice e poeta si definisce aforista e coach emozionale.

Buona estate !

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Citazione: in proprio

Immagine: Seduto di Elina Volkova by Pexels

Versi nel testo: Ascoltare … da https://www.instagram.com/landolfiluciana/


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E se l’Ascolto manca?

Intervento di Danilo Toneguzzi

LA MANCANZA DI ASCOLTO

Negli ultimi giorni mi è capitato di riflettere sull’ascolto.

Personalmente, è stata la prima tecnica di comunicazione che ho imparato; E più passava il tempo, più pensavo fosse quella più semplice e banale… In seguito, però, mi sono accorto che non è proprio così…

Forse dal punto di vista didattico è così, ma nella vita di tutti i giorni, l’ascolto non è sempre così facile, e tantomeno banale.

L’ascolto resta spesso una competenza atrofica. Nelle situazioni di conflitto, poi, l’ascolto è il grande assente!

Praticamente, non c’è pasticcio relazionale che non sia causato, almeno in parte, dalla mancanza di ascolto: non è un caso che nel disagio relazionale quasi sempre ci sentiamo incompresi. Non c’è relazione che fallisca che non sia causata da una serie, spesso infinita, di incomprensioni reciproche.

Ma perché l’ascolto è così importante?

Per lo meno per due motivi.

Il primo è che se non ascoltiamo, non possiamo conoscere esattamente la realtà soggettiva dell’altro. Di conseguenza la nostra risposta non sarà precisa e adeguata.

Il secondo è che se non ascoltiamo, creiamo disagio nell’altro. Di conseguenza, se c’è un problema, quel problema si amplifica. E questo secondo motivo spiega tutto il dolore e la sofferenza che la mancanza di ascolto genera.

Quando ci rivolgiamo a qualcuno, desideriamo essere ascoltati, che significa essere “com-presi” dall’altro. Se non siamo compresi non ci sentiamo neppure considerati, e questo è fonte – spesso – di grande dolore.

È curioso come tutti, in realtà, conoscano il disagio dell’incomprensione, e così pochi si ricordino, quando c’è problema con qualcuno, di restare in ascolto.

Le competenze relazionali sono molte, e qualcuna pure complessa e articolata; ma non c’è competenza relazionale che non comporti l’abilità dell’ascolto alla sua base.

Per cui, se già ci ricordassimo di questa capacità, la maggior parte delle problematiche non arriverebbe a minacciare la relazione, ma soprattutto molta sofferenza sarebbe risparmiata.

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Immagine: Dialogues by Pixabay

Testo di Danilo Toneguzzi, psichiatra e psicolterapeuta tratto da Comunicazione affettiva (https://www.facebook.com/groups/411592766068241)


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Dimmitiascolto: dove ci trovi …

di Redazione Dimmitiascolto –

Ci puoi contattare telefonando al 333 40 12 669 per colloqui online e per fissare un appuntamento oppure scrivendo direttamente via social o via e-mail agli indirizzi sotto riportati.

Sedi utili per incontri da concordare si trovano a:

Schio – sotto chiesa del S. Cuore via P. Maraschin, 79 – sala n. 8;

Schio – Casa del Giovane presso la sede dell’associazione di Gsm San Giorgio Odv via Falgare, 35 – sala segreteria e sala riunioni don Antonino Villanova al primo piano;

Schio – Ex scuole Marconi via G. Marconi – presso Emporio Solidale Il Cedro sala dedicata al piano terra;

Thiene – Casa delle Associazioni sede associazione culturale Dea Mundi-Gsm San Giorgio Odv via Primo Maggio, 15 – sala 18 al secondo piano;

Dueville – Passo di Riva via Adige, 59 – presso Emporio Solidale Dueville sala dedicata primo piano.

Social, web e indirizzo email:

Facebook: Dimmitiascolto Servizio Ascolto e counselling (pagina esclusiva): https://www.facebook.com/sangiorgioonlus

Web: compilando direttamente su questo sito il format: https://dimmitiascolto.org/contatti/

E-mail: info@dimmitiascolto.org

Tieni presente che:

Dimmitiascolto è un servizio:

• di incontro e dialogo, in cui trovare autentico ascolto e quindi un punto di riferimento nei momenti difficili;

• in cui ricevere un orientamento al lavoro, allo studio, al volontariato, alla socializzazione e alla progettualità sociale;

• in cui trovare sostegno di fronte alle difficoltà della vita;

• in cui affrontare sé stessi di fronte ai temi esistenziali e allenarsi all’autoaiuto.

“Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo, per aiutarlo a intraprendere un percorso con occhi nuovi, perché quando si cambia il modo di osservare le cose, le cose che si osservano cambiano”.

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Immagine: Location and office by Pixabay


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Che cosa offriamo

di Redazione Dimmitiascolto –

Innanzitutto, dal 2023 viene finalmente valorizzato appieno il “servizio” che da alcuni anni si svolge sia in presenza sia online. Inoltre, l’offerta è integrata anche con sessioni di counselling relazionale e, di recente, organizzativo.    

La nostra attività, che si basa sull’esperienza pluriennale dello storico Punto d’Incontro San Giorgio (2012), facente parte “progetto DIMMItiASCOLTO” (2015), si prefigge di incontrare le persone per permettere loro, attraverso l’ascolto e attraverso le modalità di counselling, di analizzare e ripensare la «propria visione personale» affinché siano in condizione, condividendo pensieri, emozioni ed esperienze, di superare le proprie difficoltà. Il servizio è gratuito.

Siamo utili alla collettività, ai gruppi, alle coppie, in particolare ai singoli cittadini, over 18. In pratica alle persone nel disagio che hanno difficoltà a chiedere aiuto in quanto sfiduciate e disorientate. Siamo utili a quanti si trovano di fronte a difficili scelte di vita e alle persone che si sentono sole.

Siamo utili anche a quanti non sono a conoscenza della realtà di aiuto del territorio e a coloro che hanno ostacoli di varia natura, per esempio di tipo sociale, relazionale ed economico. Siamo utili alle organizzazioni che intendono offrire efficacemente servizi con il ricorso, spesso prevalente, al “volontariato”.

Da tutto ciò, nasce il nostro invito: se ti senti solo, oppure i problemi e le difficoltà sono amplificati dall’isolamento forzato, o magari l’ansia e la paura ti impediscono di trascorrere bene le tue giornate chiama il numero 333 4012669, oppure invia un messaggio. Ti verrà fissato un appuntamento per una videochiamata con Skype, WhatsApp, Google Meet o altra piattaforma, o se possibile per un incontro.

In ogni caso potrai parlare con un operatore qualificato e formato nelle relazioni d’aiuto.

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Immagine: Man by Pixabay

Testo a cura della Redazione Dimmitiascolto