Fiumi di parole?

di Mauro Cason –

ecco … bla, bla, bla, …

Un breve brano uscito di recente nel blog dello scrittore scledense pone l’attenzione sull’ascoltare, ergo lo riprendiamo perché ci ha colpito. Di nostro mettiamo citazione, premessa, titolo e immagine.

Vi sono donne, uomini che hanno il forte desiderio di parlare di sé, della propria storia, dei successi, delle disgrazie, di quella volta che… poteva andare diversamente e cambiare del tutto la loro esistenza.

Fiumi di parole in cui chi si racconta si sente “on the stage”, protagonista di una conversazione senza reciprocità poiché non presta attenzione a te, a come ti senti davvero, ma tutto accade come in una conferenza, come se il narrarsi fosse unidirezionale ed i problemi importanti fossero soltanto i suoi, nell’incapacità di un ascolto autentico di sé e dell’altro.

Quegli incontri in cui hai la sensazione che non è avvenuto alcuno scambio, in cui alla fine ti senti triste e vuoto, in cui hai ascoltato parole “buttate lì” come gocce d’acqua sul vetro che non lasciano alcun segno, nessun ricordo… Quella sensazione di amaro in bocca, di aver perso tempo e la consapevolezza che desideri solo incontri autentici, per quanto brevi, che il tempo è troppo prezioso per buttarlo in parole vuote.

Arriva il momento in cui vuoi incontri in cui vi sia ascolto e scambio di parole “dense”, dove riconoscersi… quelle frasi, quelle sensazioni che ti entrano dentro e lasciano il profumo lieve di significato.

Immagine: Conversation by Pixabay

Testo: da https://maurocason.wordpress.com/ascoltare/


Cambiare fa fiorire la speranza

di Annamaria Sudiero –

“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”.

Negli ultimi tempi, dopo aver più volte sentito persone dire “speriamo che qualcosa cambi, speriamo che il mondo migliori, speriamo che…”, mi risuonano in testa tre parole. Ho acceso il computer e ho cercato il loro significato sull’enciclopedia.

Provvidenza: avvenimento fortunato e imprevisto o fortemente desiderato che inaspettatamente risolve situazioni difficili, problematiche, pericolose.

Speranza: sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera.

Cambiamento: il cambiare, il cambiarsi. In sociologia, cambiamenti sociali e culturali, quelli che determinano trasformazioni nella struttura sociale e culturale di un gruppo.

Credo quindi di aver trovato conferma ai miei pensieri.

La provvidenza rappresenta la staticità, lo stare fermi. Qualcuno, qualcosa, al di fuori di noi, ci metterà la mano, interverrà, provvederà appunto. È un atto di fede.

La speranza invece, a mio parere, non può essere statica, se non per avvenimenti in cui contano molto la fortuna o il caso. Altrimenti non possiamo aspettare che qualcosa “cada dal cielo” e le dia forma. Sia che riguardi un sogno, un desiderio, un traguardo personale o collettivo il più delle volte la speranza deve essere nutrita, coltivata. Deve essere messa in moto, si deve fare qualcosa affinché essa possa prendere corpo, possa essere realizzata.

Ed ecco allora che entra il gioco il cambiamento. Sia personale che collettivo. Perché per mettere in moto la speranza dobbiamo necessariamente cambiare qualcosa. Nei nostri pensieri, nei nostri comportamenti, nelle nostre abitudini o quant’altro possa servire. Non si può restare inermi ad aspettare. Dobbiamo ingranare la marcia perché, se restiamo in folle, resteremo fermi.

La speranza è un seme che deve essere piantato e curato con il nostro cambiamento per poterne alla fine raccogliere il fiore. Se poi quel fiore sarà colto anche da qualcuno che per quel seme non ha fatto nulla, per lui sarà provvidenza, non divina certo, ma sempre provvidenza.

In questo mondo che, visti gli accadimenti dell’ultimo periodo, credo si possa proprio dire sta andando a rotoli, non possiamo solo sperare che qualcosa cambi, la provvidenza non basta più. Ascoltiamo dunque anche le speranze degli altri, che possono essere da noi condivise. Osserviamo e valutiamo i cambiamenti che ci invitano a fare per far sì che il fiore sbocci. A volte ci potranno sembrare inutili, troppo semplici o al contrario faticosi, ma mettiamoci in moto, come ne siamo capaci, e piantiamo qualche piccolo seme. Darà vita a piante e frutti di cui tutti potremo beneficiare. Certo ci vorrà tempo ma… Lao Tze diceva:

“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio. Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede”. 

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Citazione: Charles Robert Darwin

Immagini: dal web

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Mani simbolo di cambiamento

L’ombra

di Annamaria Sudiero –

Ho visto un cestino appeso al muro, 
sembrava vuoto ma nella sua ombra, 
che sul muro il sole rifletteva, 
ho visto che sul fondo qualcosa c'era.
A volte riusciamo a vedere i nostri malesseri,
le nostre frustrazioni, 
soltanto quando una luce fa riflettere la loro ombra.
L'Ascolto può essere quella luce!
L’ombra – foto by GiFa 2022 da un’idea di A. Sudiero


All’emporio

Il nostro servizio presso l’emporio solidale Il Cedro di Schio

Ci è stato chiesto in che cosa consiste il nostro servizio di ascolto come associazione e come gruppo che gestisce il progetto DimmiTiAscolto. Si tratta di un’attività sorta dieci anni fa, che non ha mai subito interruzioni e che ha svolto costantemente attività di formazione interna, rinnovamento di persone e di contenuti. Negli ultimi tempi, tempi che pure cambiano in continuazione, abbiamo guardato con interesse alle necessità delle persone che si manifestavano in certi spazi non usuali. Fra questi, con la contestuale caduta di spazi tradizionali e abitudinari, gli empori solidali hanno attirato la nostra attenzione e nel contempo siamo stati noi oggetto di richiesta di collaborazione. Proprio in questi giorni ci è stato chiesto di spiegare il nostro servizio, e, a domanda, abbiamo risposto.

“Il servizio che svolgiamo presso l’emporio di Schio è completamente gratuito e innovativo. Un po’ come avviene da quasi dieci anni presso i vari centri di ascolto situati nell’Alto vicentino. Il servizio viene svolto da operatori volontari formati e professionisti. E’ interessante ricordare l’approccio agli incontri.

C’è una prima fase di uno o più incontri in cui si fa conoscenza e si condivide la situazione di disagio: è il cosiddetto primo ascolto.

Poi possono seguire altri incontri di ascolto profondo e condivisione a fronte di disagi personali che afferiscono agli stati d’animo, alla gestione delle emozioni, alla necessità di superare la confusione o i disorientamenti: è il cosiddetto ascolto profondo.

Infine possono seguire varie sessioni di consulenza per aiutare le persone a prendere decisioni, a fare scelte, il tutto rendendosi conto della propria situazione personale: è il cosiddetto counseling.

L’innovazione è data dalla messa in campo da parte degli operatori volontari di atteggiamenti fondamentali e tutt’altro che facili come l’ascolto empatico, il non giudizio e l’accettazione incondizionata. Si tratta delle note e riconosciute abilità di counseling che permettono di fare la differenza per quelle persone che sono in difficoltà ma che decidono (a) di non abbattersi e di reagire, (b) di chiedere aiuto e (c) di responsabilizzarsi e prendere veramente in mano la propria situazione personale o familiare per dare finlamente una svolta.

In tanti anni di servizio abbiamo visto che grazie a queste modalità – in definitiva – sentendosi ascoltate le persone scoprono nuovi modi per vivere la loro realtà e cominciano a stare meglio”.

Alcuni operatori volontari dell’Ascolto

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Foto in evidenza: colloquio profondo a cura di GiFa2021

Immagini: a cura di GiFa2021

Testo e riferimenti: a cura della Redazione in accordo con il Presidente Giorgio Santacaterina, in occasione dell’intrervista con Rete Veneta Tv e della visita del Ministro alla Famiglia e alle Pari opportunità del 29 agosto 2022 a Schio (Vi)


Ripartiamo ancora

a cura della Redazione progetto DimmitiAscolto –

Ripartiamo dall’ascoltarci, saltando i blocchi

Proviamo a ripartire, in questa estate torrida, come è stato fino ad oggi, alla ricerca di un nuovo stile comunicativo. Andando oltre le disgrazie che si sono presentate nel mondo intero e nel nostro piccolo mondo, e alle tracce poco incoraggianti che ci vengono proposte per il futuro. Cerchiamo invece di intravedere segni di speranza. In genere poco visibili ma che non mancano mai. Osserviamo quello che ci sta succedendo o che ci sta circondando e innondando, coinvolgendoci con una giusta distanza, in modo da esserci senza correre il rischio di perderci.

Facciamolo ripensando al nostro stile di vita e in particolare al nostro modo di comunicare. Anche in questa dimensione i blocchi ci sono e non sono pochi. Per esempio il voler indagare a tutti i costi, il giudicare, l’abitudine di interpretare, il minimizzare o il drammatizzare, ecc. (1)

Il primo passo decisivo è allenarsi alla connessione autentica, non a quella superficiale a cui siamo tutti abituati. E’ un passo da fare nella nostra realtà, dal basso. E’ una di realtà in cui è agevole trovare il senso di connessione. Se ci riusciamo, e non è impossibile o complicato, è già una buona partenza.

Ma come fare a creare il senso di connessione? Ci dà un contributo chiaro e semplicissimo un esperto della comunicazione. (2)
Non è molto complicato: dobbiamo smettere di parlare e porre la nostra attenzione sull’altro, con la disponibilità a comprendere un punto di vista diverso dal nostro.
L’ascolto è la modalità fondamentale per entrare in contatto con il nostro interlocutore ed entrare, così, in sintonia.
L’ascolto è – per esempio – la base della comunicazione affettiva e, in senso generale, di ogni comunicazione efficace”.

Dunque “entrare in sintonia” e “comunicazione efficace”. Forse è meglio chiarire di cosa stiamo parlando. La Treccani recita in questo modo:  Sintonia è in senso figurativo armonia, coerenza e corrispondenza sostanziale tra due o più persone o elementi, fatti, azioni … Anche se sarebbe interessante ricorrere ai concetti di fisica. Comunicazione efficace è un tema importantissimo e complesso che mi porterebbe a dilungarmi troppo, pertanto rinvio ad un brano di sicuro interesse come da link sotto riportato. (3)

In ogni caso alla base sta la dimensione dell’ascolto mirato in quanto praticato consapevolmente. In realtà, spesso proviamo piacere ad ascoltare qualcuno che ci piace, anzi lo faremmo ripetutamente. Il bello è ascoltare qualcuno che non ci piace sia si tratti di un parente logorroico, un collega, un vicino di casa, un passante o qualcuno che bussa alla nostra porta. Il bello è finanche ascoltare attentamente un personaggio pubblico in tv o in youtube che non corrisponda alle nostre sensibilità … Ma questo è un altro tipo di ascolto, è ascolto passivo per impossibilità a dialogare. L’ascolto autentico si realizza in un incontro “in presenza reale”, in cui via sia reciprocità completa.

E’ questa la sfida. E’ la possibilità di una ripartenza in questo agosto, mese per tanti motivi complicato.

Dalla Redazione buona estate e arrivederci a settembre.

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Citazione: da Si fa presto a dire … ti ascolto – Book, di Gianni Faccin – Gedi 2022

Immagine in evidenza: Wonder da https://alleyoop.ilsole24ore.com/2021/01/14/disabilita-prossima-volta-cambi-canale-facci-caso/

Note nel testo: (1) In un incontro tra persone può essere siano alzate le barriere comunicative che sono veri e propri errori definibili spontanei – (2) Da Comunicazione affettiva di Danilo Toneguzzi, psichiatra e psicoterapeuta – (3) https://www.educandoweb.it/news/comunicazione-efficace/Comunicare efficacemente significa: sapersi spiegare in ogni situazione con qualsiasi interlocutore, sia a livello verbale che non verbale; esprimere al meglio sé stessi, i propri stati d’animo e instaurare relazioni soddisfacenti nelle quali condividere bisogni, valori e obiettivi; entrare in sintonia con i propri interlocutori, ascoltare attivamente, rispettare i diritti di chi ci sta di fronte e arricchirsi interiormente.


Servire

a cura della Redazione di progetto DimmitiAscolto –

To serve …

Ci piace citare il verbo “servire” nella sua modalità intransitiva – sia in italiano come in inglese – per evidenziare il nostro esserci a servizio dei singoli e di riflesso a servizio della comunità. Ci siamo gratuitamente e con professionalità. Senza soluzioni di continuità.

Il nostro gruppo, in costante rinnovamento di persone e sensibilità, è disponibile “volontariamente” anche durante l’estate.

Siamo presenti, in rete con altre associazioni del territorio, supportati da enti e istituzioni, sia a Schio e Thiene presso le sedi usuali sia a Dueville e Schio presso gli empori solidali diffusi. E’ preferibile la richiesta di contatto/appuntamento.

Siamo reperibili per iscritto all’indirizzo email: dimmitiascoltoprogetto@gmail.com e al telefono cellulare della nostra associazione: 333 4012669.

Più sotto evidenziamo le nuove locandine in distribuzione. Una precisazione: nell’immagine sotto affiancata si puntualizzano alcuni aspetti con riferimento al counselling. Nell’immagine in evidenza l’atto del servire in un momento sportivo.

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Immagine in evidenza: Volley service by Pixabay

Immagini sotto: locandine (grafica Annamaria Sudiero – produzione Paolo Rudella)


Sulla strada

di Redazione progetto DimmiTiAscolto –

Punto di snodo: momento decisivo, svolta: giungere a uno snodo della propria vita

Ricorriamo a questa immagine per rappresentare il momento decisivo della nostro “progetto”, ormai in maturazione da diversi mesi. E’ una vera svolta in quanto nel decennale di attività che stiamo vivendo, fatto di continua formazione sul campo, tirocini mirati, ascolto delle persone sempre di più di tipo “profondo” e sviluppo di una modalità di relazione d’aiuto in cui crediamo fortemente anche se nella società desta ancora dubbi e perplessità derivanti dal puro ignorare o da disinformazione, abbiamo scelto.

Abbiamo scelto di non essere soltanto a disposizione di chi ci viene a trovare nei nostri spazi dedicati oppure di chi ci chiama per un appuntamento, come avviene da dieci anni. Abbiamo scelto consapevolmente di essere “sulla strada” (**). Significa essere là in quei posti in cui si trovano le persone in stato di disagio, in quegli spazi in cui le persone fragili convergono per altre necessità primarie. E’ assai impegnativo ma come dice un nostro caro amico “se lo puoi fare lo devi fare” (*). Aggiungiamo che i tempi cambiano e se da un lato i bisogni si aggravano e aumentano come tipologia, crescono le persone nel disagio che fanno fatica a chiedere aiuto. E’ importante allora trovare nuove “occasioni di incontro”.

E’ il caso degli “empori solidali e diffusi”. Attualmente siamo presenti a Dueville e a Schio presso i rispettivi empori. In quelle “strade” possiamo incontrare operatori, volontari, professionisti e soprattutto persone in stato di necessità.

Negli incontri stiamo gradualmente applicando il nostro “metodo” che prevede varie fasi come ben delineato in un nostro precedente pezzo a cui rimandiamo, ecco il link : https://dimmitiascolto.org/2022/02/27/incontrare-le-persone/

In questo brano ci piace riportare ad integrazione una riflessione della nostra collega Daniela riguardo alla figura del “counselor”.

Il Counselor è una figura professionale che si affianca alle professionalità dello psicologo, psicoterapeuta e psichiatra, ma che è sostanzialmente molto diverso.
Il counselor non prescrive medicine né fa mettere in pratica terapie comportamentali.
Il counselor instaura con l’interlocutore un rapporto relazionale improntato allo scambio reciproco di esperienze ed emozioni, in modo tale che la persona, in una situazione di disagio, possa prendere consapevolezza delle proprie qualità e recuperare autostima.
In questa relazione la persona cresce e si autodetermina.
Tutto questo si ottiene con l’empatia che, nel counselor, deve essere una caratteristica molto sviluppata. La persona deve sentirsi pienamente compresa ed accolta.
Inoltre il counselor deve agire nella sua posizione professionale in assenza di giudizio, senza incasellare l’interlocutore in uno schema.
Quindi il counselor accoglie l’interlocutore, che presenta un disagio, senza giudicarlo e facendogli prendere coscienza e consapevolezza delle sue qualità che gli serviranno, se non per superare il disagio, almeno per guardarlo sotto un altro punto di vista (una prova da superare, un obiettivo che potrà fargli acquisire nuove consapevolezze).
In questa relazione il counselor diventa una sorta di ‘amico/punto di riferimento ‘.

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Brano nel testo: by Daniela D.

Citazione: by Treccani Enc.

Citazioni nel testo: (*) by Giorgio Santacaterina – (**) by Gianni Faccin

Immagini: Emporio e Donne in bicicletta by Pixabay

Titolo: ispirazione da libro di J. Kerouac

Emporio, porticato


Ascoltare se stessi …

contributo scelto a cura della Redazione –

… nell’Ascolto profondo, è un’arte che si può apprendere

Interessante questo brano proposto da Franco Gaspari, sulla sua pagina social. Lo riportiamo per intero visto l’enorme interesse con le nostre attività e in particolare con il lavoro di riflessione di questo ultimo periodo.

Molto spesso, ci impegniamo per ascoltare gli altri, ma dimentichiamo di riservare a noi stessi le stesse attenzioni. L’ascolto profondo, in realtà, è importante perché è un modo unico e insostituibile per mettere in luce le nostre esigenze e fare chiarezza e ordine nella nostra vita. Dunque, si tratta di uno strumento che apporta consapevolezza e comprensione nella nostra quotidianità.

Trovare il tempo per praticare l’ascolto personale non è facile, soprattutto quando ci si ritrova coinvolti in impegni che non si possono delegare. La mancanza di ascolto profondo, però, non è silente, ma si manifesta come stanchezza e insofferenza verso di se stessi e le altre persone.

Ed è proprio quando ci si accorge di non essere sufficientemente presenti a sé che serve un aiuto per sciogliere la matassa di legami e desideri irrisolti. Ecco una piccola guida alla liberazione dalle emozioni negative e all’utilizzo “in positivo” dell’energia accumulata.

1. Trasformazione di un giudizio

Pensate a una situazione dolorosa e formulate un giudizio su una persona collegata a questo episodio della vostra vita. Dopo averlo pensato, osservate le tensioni, i dolori, le contrazioni, le chiusure delle varie parti del corpo. Successivamente, è la volta dei sentimenti: cosa si prova? Questo processo aiuta a portare alla luce i propri bisogni insoddisfatti e a individuare campi d’azione potenziali per uscire da una condizione di chiusura, mettendo in gioco in modo creativo le proprie competenze e qualità.

2. Fare i conti con un vissuto sgradevole

Individuate un momento in cui vi sentite divisi fra due parti, nominate le due metà del sé che generano ambivalenza (per esempio: la parte organizzata e quella che ama improvvisare) e identificatene i bisogni e i valori. Ascoltate entrambe le vostre “metà” con benevolenza e cercate di comprendere che contributo apporta ognuna al vostro benessere. Apprezzatela e rispettatela per il contributo che dà, anche se vi crea qualche problema: questa distinzione porta a distensione e centralità.

3. Portare alla luce bisogni nascosti

Andate con la mente a una situazione in cui vivete uno stato di insoddisfazione o frustrazione e distinguete i fatti concreti, i pensieri, le sensazioni, i sentimenti e i bisogni. Passando da una riposta all’altra, alcuni aspetti si approfondiscono fino a permettere di collegarsi a un bisogno profondo, stimolante. Valuterete se esprimerlo ad alta voce con le altre persone coinvolte, ma in ogni caso avrete cominciato a prendere le distanze da idee fisse.

4. Mettere in pratica il vissuto delle qualità della coscienza

Ricordate un momento della vostra vita nel quale un bisogno inappagato è stato soddisfatto, pensate a quel momento e a quel bisogno per farvi un’idea precisa di cosa rappresentava per voi, immergendovi nel ricordo, passando in rassegna l’esperienza fisica e il vissuto emotivo. Ripercorrere con la memoria è un modo per richiamare la percezione della qualità e, grazie alla neuroplasticità del cervello, questo crea nuovi circuiti neuronali di gioia e benessere.

5. Accogliere un errore che non si riesce ad accettare

Innanzitutto, occorre prendere le distanze dal concetto di “errore”, perché ogni azione, anche se “sbagliata”, è l’espressione maldestra di sensazioni e bisogni che cerchiamo di soddisfare. Individuata l’esperienza che si vuole analizzare, definite le vostre sensazioni e i vostri bisogni insoddisfatti in seguito a questa azione e accoglieteli con compassione. Cercare di capire quale tipologia di bisogni tentavate di soddisfare in questo caso e in che modo, viceversa, sono stati appagati con successo in altre occasioni è un modo per delineare una strategia che possa aiutarvi a soddisfarli maggiormente in futuro.

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Citazione e testo by Franco Gaspari, conduttore di gruppi di “Bioenergetica” da Ascolto profondo, brano aprile 2022

Immagine: woman by Pixabay


Dimmi ti ascolto

a cura della Redazione pDtA –

dedicato a tutti coloro che ascoltano veramente …

… perché con coraggio e competenza sappiano costruire il futuro …

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Sono triste
Dimmi ti ascolto ...
Sono arrabbiato
Dimmiti ascolto ...
Sono felice
Dimmi ti ascolto ...
Vedo tutto più chiaro ... un cambiamento ... 
Sembra una magia
Finalmente adesso posso io ascoltarti 

Immagine: girl by Pixabay

Versi by Domenica Palumberi (da Professione counseling di Piera Campagnoli – Maggioli ed.)