… fornire aiuto significa soprattutto capire come gestire una relazione complessa tra chi presta la propria opera di supporto e chi ne ha bisogno …
Ecco la terza ed ultima puntata del mese della ripartenza. Ricordiamo che ci riferiamo ad un articolo scritto da un noto professionista della relazione d’aiuto (1) che a sua volta si rifà alle cosiddette competenze del counseling. (2)
La prima puntata, su ascolto attivo ed empatia, è in questo blog in data 31 agosto 2024. La seconda, su riflessività ed emozioni, è sempre in questo blog in data 7 settembre 2024.
Oggi, per finire, tocchiamo il non giudizio e la distanza.
““Non giudizio – Uno degli errori più comuni che si possono commettere quando si cerca di aiutare efficacemente qualcuno è offrire consigli non richiesti o giudicare la situazione dell’altro. Anche se le intenzioni sono buone, questo approccio può far sentire l’altra persona non compresa o addirittura criticata.
Invece, è importante offrire supporto senza giudizio, creando uno spazio in cui l’altra persona si senta libera di esprimere i propri sentimenti e pensieri senza paura di essere criticata. Un buon modo per farlo è chiedere all’altra persona cosa ha bisogno in quel momento, piuttosto che presumere di sapere cosa è meglio per lei. Ad esempio, si potrebbe dire: “Come posso esserti utile in questo momento?” Questa domanda dimostra rispetto per l’autonomia dell’altra persona e riconosce che solo lei sa veramente cosa è meglio per sé””.
Distanza – Si tratta di riconoscere i limiti dell’aiuto (ndr). “”Nonostante le migliori intenzioni, è importante riconoscere che non possiamo sempre risolvere i problemi degli altri. A volte, la cosa più utile che possiamo fare è semplicemente essere presenti e offrire il nostro ascolto e il nostro supporto emotivo. Inoltre, è fondamentale essere consapevoli dei propri limiti e sapere quando è il momento di suggerire alla persona di rivolgersi a un counselor professionista per un supporto più approfondito.
Essere consapevoli dei propri limiti non significa essere meno empatici o meno disponibili, ma riconoscere che ognuno ha un ruolo specifico nel processo di aiuto. A volte, la cosa migliore che possiamo fare è incoraggiare l’altra persona a cercare un aiuto professionale, mostrando che ci preoccupiamo veramente del suo benessere””.
In conclusione di queste tre puntate sull’aiuto, possiamo dire ricorrendo alle stesse parole prese in prestito dall’autore indicato: “”Le competenze di counseling possono trasformare il modo in cui interagiamo con gli altri e come offriamo supporto nei momenti di difficoltà. Per saper aiutare efficacemente, l’ascolto attivo, l’empatia, le domande aperte, la validazione e il supporto senza giudizio sono strumenti preziosi che possono migliorare la qualità delle nostre relazioni quotidiane e fare la differenza nella vita delle persone a cui teniamo.
Applicando queste competenze nella vita di tutti i giorni, non solo possiamo aiutare efficacemente gli altri a superare momenti difficili, ma possiamo anche costruire relazioni più forti, basate sulla comprensione e sul rispetto reciproco. In definitiva, saper aiutare è un’arte che si può imparare e affinare, e che arricchisce non solo chi riceve il supporto, ma anche chi lo offre””.
[fine]
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Brano riportato nel testo: da Saper aiutare efficacemente – Comunicazione affettiva del 19 agosto 2024 – di Danilo Toneguzzi (vedi nota 1)
Citazione: da “fornire assistenza …”, scena iniziale del film Altruisti si diventa (titolo originale: The Revised Fundamentals of Caregiving)
Immagine: Riconoscimento, dal film Altruisti si diventa (2016)
Note: 1: Danilo Toneguzzi, Psichiatra e psicoterapeuta. Responsabile Progetto Comunicazione Affettiva. Direttore scientifico Istituto Gestalt Pordenone. 2: Le competenze di counseling (“counseling skills, o chiamate anche “soft skills”) rappresentano il bagaglio di chi opera nella relazione d’aiuto, e si acquisiscono normalmente attraverso percorsi di formazione professionalizzanti.