Ecco il Team di “progetto DIMMItiASCOLTO”. Ascolto e Counselling.
Persone che credono nel Counselling come insieme di tecniche e abilità per l’Aiuto alla Persona.
Counsellor professionisti e in formazione: Anna – Daniela – Egle – Vania – Gianni.

Ecco il Team di “progetto DIMMItiASCOLTO”. Ascolto e Counselling.
Persone che credono nel Counselling come insieme di tecniche e abilità per l’Aiuto alla Persona.
Counsellor professionisti e in formazione: Anna – Daniela – Egle – Vania – Gianni.

di Annamaria Sudiero
È molto facile incontrare l’Altro, basta camminare per la strada e quanti Altri si incontrano, è una casualità! Ma è andare incontro agli Altri che è difficile, lo si fa per scelta. Bisogna fare spazio davanti a noi, liberarci dagli ostacoli che ci intralciano.
E gli ostacoli possono essere tanti: rabbia, pregiudizio, paura, egoismo, arroganza, privilegi e chissà quanti differenti impedimenti abbiamo davanti che ci impediscono anche solo di vedere gli Altri, il Prossimo.
Provate ad immaginare che tutti questi sentimenti siano veri oggetti, intralci che si pongono davanti a noi nel nostro incedere verso l’Altro! Quanto tempo, quanta fatica per spostarli. E quanti danni potremmo provocare a noi e agli Altri nel farlo!
Immaginiamo invece che davanti a noi ci sia un morbido tappeto tessuto di rispetto, reciprocità, fraternità, uguaglianza, solidarietà, onestà e quanto altro di giusto ogni essere umano dovrebbe provare per vivere in serenità col suo prossimo.
Sarebbe più facile per chiunque camminarci sopra e anche nel momento di difficoltà, se si cade, il colpo sarebbe attutito e troveremmo una mano vicino che ci aiuta ad alzarci.
Sono forse una visionaria, ma è questo il mondo che vorrei. Poi se accendo la tv, vedo ogni giorno montagne di ostacoli che restano lì a impedire che si possa srotolare un morbido tappeto. E allora smetto di guardarla e il tappeto lo stendo almeno davanti a me.
Questo sì, posso farlo, ognuno di noi può farlo.

Grazie al CSV Vicenza – Centro di Servizio per il Volontariato di Vicenza e al Comune di Thiene per il sostegno e la sinergia.

Pezzo tratto da Oltre – L’Altovicentino, domani (http://www.oltrepolitica.it) del 22 maggio – intervista a Gianni Faccin
22 Maggio 2020 / Welfare
Gianni Faccin – già dirigente Unicredit Group – è oggi libero professionista e studente presso Unipd. È responsabile del progetto DimmiTiAscolto e dei centri di ascolto del Punto d’Incontro San Giorgio. Membro di Gsm San Giorgio di Poleo a Schio (Vicenza) fa parte di altre organizzazioni non profit della provincia. Counsellor professionista, da anni si occupa di animazione sociale. In questi giorni di parziale ripresa di tante attività, ospitiamo volentieri una sua riflessione su come il lockdown abbia trasformato, anche sul nostro territorio – in cui è cruciale l’incontro e la vicinanza tra le persone – il modo di praticare “ascolto” di chi è nel disagio.
Da anni mi occupo di ascolto, anzi mi ci dedico proprio. È una dimensione che è propria di ogni persona e ha implicazioni a livello individuale, di coppia, di gruppo, di azienda, di comunità. Amo esplorare e praticare l’arte di ascoltare e tocco con mano costantemente come siamo tutti bravi nell’arte di non ascoltare. Oggi cerco di diffondere il messaggio anche attraverso alcuni blog e consolidate collaborazioni, un messaggio condiviso da molte persone co-costruttrici, interessate e competenti.
Da questo amore è partito in me, già ai tempi del mio lavoro in azienda, il desiderio di promuovere dei centri di ascolto che fossero, tramite diverse attività mirate, agenti di cambiamento positivo, per il singolo e per la comunità.
Quindi, oggi, sono funzionanti a Schio (VI) diversi “spazi di ascolto e condivisione” che sono culminati recentemente con l’apertura di un centro di ascolto e counselling nel vicino comune di Thiene. Purtroppo proprio in questo periodo le cose si sono arenate per l’impossibilità di realizzare incontri vis à vis, come è giusto ed importante che avvenga.
Ecco allora, recentissima, l’attivazione di un servizio gratuito online di ascolto e counselling, in modo da permettere a chi lo volesse di raggiungere un gruppo di professionisti, tutti formati in counselling relazionale, al fine di porsi in relazione d’aiuto, con audio-video, utili a fornire un sostegno morale per persone di ogni età, giovani e anziani, anche con particolari fragilità, che potrebbero trovarsi particolarmente a disagio in seguito alla drastica interruzione delle loro abitudini d vita ed essere più facilmente soggetti a stati di preoccupazione, ansia e paura
Si vorrebbe anche aiutare a mantenere la socializzazione, sia con collegamenti individuali sia con collegamenti di gruppo, sfruttando le vie online, per favorire lo scambio di esperienze, il dialogo e per mantenere vive le relazioni. Esiste già il dialogo tra gruppi, associazioni ed enti al fine di mantenere e favorire il lavoro di rete. La nostra iniziativa prevede contatti e colloqui via video e quindi si basa su collegamenti in web con varie piattaforme. Anche per me, anche per il nostro gruppo, si tratta di una novità, inaspettata e imprevedibile nei suoi sviluppi. È importante accettare questa sfida, e dare un contributo di aiuto concreto ai singoli e alla comunità.
Siamo per andare “Oltre”.

Online non è la sola parola chiave del nostro nuovo servizio. Un’altra parola chiave è counselling.
Ma inoltriamoci in questo mondo un po’ alla volta.
Intanto vediamo il servizio offerto alla popolazione dai nostri professionisti volontari, coadiuvati da tutto il gruppo di operatori volontari.
Redazione DTA

Oggi 11 maggio inizia una nuova avventura, diventiamo:
“progetto DimmiTiAscolto“
e soprattutto da oggi siamo anche “online“.
Grazie alla sinergia tra la nostra associazione Gsm San Giorgio Odv (Schio – Vi) e l’Associazione culturale Dea Mundi (Thiene – Vi) si è dato avvio ad uno sviluppo del servizio di ascolto e condivisione in essere dal 2012.
Nel concreto, per rispondere all’impossibilità di incontrarsi di persona, si è deciso di attivare il servizio di ascolto e counselling gratuito DimmiTiAscolto online.
Se ti senti solo, oppure i problemi e le difficoltà sono amplificati dall’isolamento forzato, o magari l’ansia o la paura ti impediscono di trascorrere bene le tue giornate chiama il numero 333 4012669, oppure invia un messaggio. Ti verrà fissato un appuntamento per una videochiamata con skype o whatsapp.
Potrai parlare con un operatore qualificato e formato nelle relazioni d’aiuto.
Redazione DTA

“Come nel mare non sconvolto dalla tempesta la superficie dell’acqua si presenta priva di increspature, così nella società non turbata dalla ricerca di ingiusti privilegi gli uomini sono tutti uguali e in pace gli uni con gli altri.”
(Proverbio cinese)
E quando gli altri siamo noi?
di Annamaria Sudiero
Già, quando gli altri siamo noi? Intendo dire nel senso negativo del termine, cioè quando siamo noi stessi ad essere considerati “nemici”.
Come ci sentiamo? Rabbia e frustrazione saranno i sentimenti che ci prendono, che ci fanno star male, che ci opprimono. Fino a ieri stavamo bene, poi qualcuno ci ha privati di qualcosa, di un privilegio forse? Perché magari non ci eravamo resi conto di essere privilegiati e per esserlo non servono poi grandi cose. Qualche esempio?
In una società patriarcale come la nostra essere uomo è sicuramente un privilegio: quante poche donne ci sono nelle alte cariche, e quanto faticano ad arrivarci! È possibile per una donna passeggiare da sola la sera in una grande città? Un uomo non avrebbe problemi – non mi sto riferendo ovviamente a quella che potrebbe essere un’aggressione per furto ma a quella sessuale.
Una persona di colore ha le stesse potenzialità e dovrebbe avere gli stessi diritti di una persona bianca, ma nella nostra società non ha certo le stesse possibilità di poterle sviluppare! Quanti neri, arabi, asiatici vedete fare i medici, gli avvocati, i commercialisti…? E quei pochi, a quanti privilegi, o chiamiamoli pure vantaggi, di altre persone hanno dovuto soccombere prima di arrivare? E pensare che essere nero ma non africano può già essere un vantaggio. Ho ascoltato la testimonianza di una ragazza nera italiana – sì, perché dobbiamo anche imparare che gli italiani non sono più solo persone bianche – che quando si trova in autobus parla in inglese con chi incontra, perché se scambiata per una turista corre meno pericoli che essere scambiata per una nera africana!
Per non parlare poi della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali) quante lotte devono fare per poter vivere senza essere additati, evitati, sbeffeggiati se non pestati ed ammazzati!
E poi c’è la religione. Ognuno pensa che la propria sia “migliore”. Puoi essere cattolico, mussulmano, ebreo, buddista oppure ateo, agnostico… ma sono comunque gli altri che stanno sbagliando. Quando proprio la religione, qualsiasi religione, dice che siamo tutti fratelli, ma forse non abbiamo ancora compreso cosa significhi.
Possiamo dunque capire che, nella nostra bellissima Italia, se già è un privilegio essere uomo, come può vivere una donna di colore, magari un po’ “in carne” – perché anche la taglia che porti diventa un vantaggio – mussulmana, lesbica? Quanti ostacoli in più deve affrontare anche solo di fronte ad una donna bianca, filiforme, cattolica, eterosessuale che nella nostra società è considerata, come dire, la “normalità”? Perché sicuramente, per esempio davanti ad un contratto d’affitto o di lavoro, quasi sempre sarà privilegiata la persona bianca anche se entrambe sono nate qui, hanno fatto gli stessi studi, magari insieme e magari la persona di colore è anche più preparata, ma è di colore, chi la vuole? Meglio di no, meglio la bianca, è più “normale”!
Sono del parere che chiunque debba avere la possibilità di esprimere il proprio “essere persona”. Direi che è importante riconoscere il proprio privilegio e utilizzarlo affinché i benefici di cui godiamo vengano estesi anche alle altre persone. Avere un privilegio non significa essere migliori degli altri. Purtroppo, nella nostra società esistono ancora il patriarcato, il sessismo, il classismo, il razzismo, l’islamofobia, l’omofobia, e sono tutte cose che si aggiungono all’identità di una persona, a come questa viene recepita. Di conseguenza potrà subire delle discriminazioni e dovrà arrendersi davanti ai privilegi degli altri.
Anziché negare questa realtà, utilizziamola per cambiare le cose che non vanno bene. In questo modo forse i privilegi avranno fine e saremo veramente uguali, allora sì potremo parlare di giusta meritocrazia e potrà esistere con l’Altro una sana competizione.
Non sono solita dare consigli ma questa volta mi sento di farlo. Se avete Spotify, si può comunque scaricare gratis la versione base, seguite il podcast “Palinsesto femminista”. È qui che ho trovato lo spunto per scrivere questo articolo. Troverete l’audio integrale di 14 interviste di un’ora circa, andate in onda live su Istagram dal 30 Marzo al 12 Aprile, sul profilo di Irene Facheris (@cimdrp), laureata in psicologia e presidente dell’associazione Bossy, con cui si occupa di stereotipi di genere, sessismo, femminismo e parità in senso lato.
Non perché dobbiate diventare femministe/i ma perché secondo me potreste capire meglio come si sentono le persone a cui vengono negati dei diritti per favorire i privilegi, magari inconsapevoli, di altre persone. Credo si possa comprendere e imparare molto.
Nel caso lo facciate vi auguro Buon Ascolto.
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A.S.
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“Non ti accorgi che l’Altro è anche dentro di te.
Pensi invece che venga in qualche modo da fuori e ritieni di scorgerlo anche nelle opinioni e azioni del tuo prossimo che ti ripugnano.
Lì lo combatti, essendo del tutto accecato.
Chi invece accetta l’Altro che gli viene incontro, perché è presente anche in lui, non lotta più, ma guarda dentro di sé e tace”
(da Liber Novus – C. G. Jung)
E’ il momento del cuore. L’esterno si volatilizza per dare spazio al dentro.
Chi siamo?
Questa domanda che prima si poneva chi dotato di grande empatia, ora è una domanda che tutti si pongono. In mancanza spesso di risposta.
Siamo solo attraverso gli altri, e nella relazione.
La relazione con l’Altro è essenziale e, in questo periodo, costretti alla quarantena, se ne sono accorti anche i più scettici.
L’Altro è il nostro specchio: ci guardiamo e abbiamo una risposta che entra nel nostro bagaglio personale, nella nostra storia.
Ora più che mai è il momento di accorgersi che gli altri sono importanti, e che, mettendoci al posto dell’Altro, cominciamo a chiederci: “se fossi io a ricevere questa osservazione” per esempio; e se succedesse a me…?”
Con questa domanda anche la violenza perde il suo potere, ma ora, mentre il virus è riuscito a influenzare anche la guerra in Siria, perché da noi ci troviamo a combattere contro chi non ha scarpe firmate o i jeans ultimo modello?
Forse si guarda molto all’esteriorità senza guardare all’essenziale.
Gli altri siamo noi. Frase retorica, straripetuta ma vera.
Ricordiamoci degli altri.
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A cura di

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Mai come in questo nostro tempo di solitudine, di distacco, la parola Altro può essere così evidente in entrambi i suoi significati: altro come mio nemico, altro come mio prossimo.
L’Altro ci può essere nemico, anche se forse è, come dire, una parola grossa, perché dobbiamo stargli lontano, ne va della nostra e della sua salute.
O perché siamo costretti a viverci assieme 24 ore su 24 e già prima era difficile perché il nostro rapporto non andava poi così bene per svariati motivi.
L’Altro ci può essere nemico perché …, sinceramente non trovo altri motivi per cui si potrebbe considerare l’Altro in modo negativo.
Forse perché voglio essere positiva e …
L’altro diventa il mio prossimo perché nonostante tutto corre dei rischi perché il suo lavoro è essenziale per tutti noi. Farne un elenco diventa difficile, si può dimenticare qualcuno ma ecco, penso a medici, infermieri, operatori sanitari degli ospedali e delle case di riposo, agli educatori delle comunità, alle forze dell’ordine in generale, agli uomini della protezione civile, alle persone che lavorano nei negozi tenuti aperti per poterci sostenere, a tutti i volontari di qualsiasi provenienza sia essa sociale, militare o altro.
Quanto può diventare prossimo l’Altro se mi chiama per fare quattro chiacchiere e tenermi compagnia, per aiutarmi con la spesa, a me che vivo sola o perché sono anziana e non è opportuno che mi vengano a trovare i miei familiari.
Quanto ci è prossimo il popolo, la nazione che fino a ieri non consideravamo magari amica ma che in questa circostanza ci manda aiuti per affrontare la situazione.
Ci saranno molti altri esempi da fare ma ecco in questi giorni ho riflettuto su come solo le avversità riescano a farci sentire uniti, solidali, fratelli. Perché solo ora?
Quando questo pericolo di contagio, davanti al quale siamo praticamente impotenti, finirà, ci saranno altre difficoltà da affrontare. Ma saranno difficoltà a cui potremmo porre rimedio solo se continueremo ad essere uniti, solidali, fratelli!
Non dovremo dimenticare quanto l’Altro ci è stato Prossimo in questo momento e dovremo continuare a considerarlo tale per poterci risollevare e ritornare come prima, anzi migliori di prima!
Annamaria Sudiero
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Mantieni i tuoi pensieri positivi,
perché i tuoi pensieri diventano parole.
Mantieni le tue parole positive,
perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti.
Mantieni i tuoi comportamenti positivi,
perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini.
Mantieni le tue abitudini positive,
perché le tue abitudini diventano i tuoi valori.
Mantieni i tuoi valori positivi,
perché i tuoi valori diventano il tuo destino.
(Mahatma Gandhi)