Insieme nell’Ascolto delle Persone 3-

Siamo in sinergia con un importante gruppo che opera a Schio.

Radici in Caritas Diocesana e collaborazione con UP Schio Est (Piane-SS.Trinità-S.Croce) rappresentano da almeno cinque anni un’importante iniziativa fortemente voluta da Caritas Vicentina nell’ambito di “lutto solitudine ed esperienza del limite“.

Si tratta di Insieme per continuare, gruppo di auto mutuo aiuto per persone che stanno vivendo un lutto.

Noi crediamo sia importante questo spazio perché il dolore possa essere condiviso.

Ci impegneremo nel promuovere questa opportunità che facciamo nostra.

E’ una forma di Ascolto speciale che riguarda eventi che in ogni caso toccano ognuno di noi.

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Redazione DimmiTiAscolto

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Insieme nell’Ascolto delle Persone 2-

Dopo almeno quattro anni di contatti e collaborazioni, iniziative comuni su vari versanti, ecco formalizzarsi una collaborazione importante con Caritas Diocesana.

Anche in tal caso si guarda nella stessa direzione, cercando di dare all’Ascolto degli Altri un valore fondamentale. E’ dall’ascolto delle persone che si può partire ripristinando fiducia reciproca, sensibilità, consapevolezza.

Il percorso funziona in reciprocità. Nessuno si salva da solo.

Soprattutto è grazie all’Ascolto vero, profondo, rispettoso, paritario che le Persone si sentono al centro, si sentono veramente ascoltate e quindi comprese. E’ così che iniziano a guarire.

Dal 2018 siamo formalmente e sostanzialmente in “rete Caritas” per offrire Ascolto.

Quindi Caritas Vicentina e Punto d’Incontro San Giorgio insieme.

Noi nei siamo felici.

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Redazione DimmiTiAscolto

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Insieme nell’Ascolto delle Persone 1-

Dopo l’importante e decisivo passo di aggregazione tra il Centro di Ascolto Sacro Cuore di Schio e il nostro Punto d’Incontro San Giorgio (ne abbiamo dato notizia il 24 marzo scorso in questo blog (https://dimmitiascolto.wordpress.com/2018/03/24/uniti-nellascoltare-le-persone/), oggi inauguriamo il mese di agosto con una nuova sinergia.

E’ deciso: saremo insieme nell’Ascolto delle Persone, pur con esperienze molto diverse, pur con una identificazione specifica e distintiva, ma con una forte consapevolezza: il voler mettere sempre la Persona al centro, uniti nel guardare nella stessa direzione.

Ecco allora che prende vigore la condivisione e la collaborazione tra Centro di Ascolto Telefonico (Caritas) nell’UP Enna-Pievebelvicino-Torrebelvicino e Punto d’Incontro San Giorgio.

Ci accomunerà la stessa visione che l’intitolazione “DimmiTiAscolto” ben rappresenta.

Il tutto è stato consolidato nell’incontro di condivisione avvenuto il 4 luglio scorso presso la sede del Centro Civico di Poleo al rustico Pettinà.

Tra qualche giorno aggiungeremo un altro tassello.

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Redazione DimmiTiAscolto

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Uguaglianza o Equità …

“È più importante la ridistribuzione delle opportunità che quella della ricchezza
( Arthur Hendrick Vanderberg )

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Uguaglianza o Equità

Si è soliti dire …“dalla parte degli ultimi”!

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Schierarsi dalla parte degli ultimi “è cosa buona e giusta” per chi ha una coscienza, dei valori e dei principi. La cosa sbagliata è che in una società avanzata come la nostra “gli ultimi” non dovrebbero esistere!

Succede per colpa del giudizio che le persone danno mettendo un’etichetta a tutto e a tutti. Io preferisco mettermi dalla parte delle persone in difficoltà.

Magari con fatica, ma dalle difficoltà si può uscire, mentre risollevarsi dall’ultimo posto, in questo mondo, è molto più difficile!

Perché i primi vogliono restare primi, perché sono più importanti il potere, la vanità, la gloria, la fama e chi più ne ha più ne metta.

È vero, non possiamo essere tutti uguali. Ognuno ha le proprie capacità, le proprie aspirazioni, i propri bisogni, i propri obiettivi. Quello che manca è la possibilità per tutti di poter arrivare a ciò a cui si aspira. Ognuno poi ci metterà del suo e arriverà dove può arrivare. Manca quella cosa chiamata Equità!

Il guaio è che chi sta bene guarda gli altri, metaforicamente parlando, dall’alto verso il basso. E a chi sta in alto, a chi è primo, conviene ci siano “gli ultimi” perché altrimenti anche lui dovrebbe scendere di qualche gradino!

Riporto sotto alcuni messaggi di Papa Francesco al riguardo.

“La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga. […] Richiede decisioni, meccanismi e processi volti a una più equa distribuzione delle ricchezza, alla creazione di opportunità di lavoro e a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo.”
Messaggio del Santo Padre al Presidente Esecutivo del World Economic Forum in occasione del meeting annuale in Svizzera, 21/01/2014.

“Il progresso economico e sociale equo si può ottenere solo congiungendo le capacità scientifiche e tecniche a un impegno di solidarietà costante, accompagnato da una gratuità generosa e disinteressata a tutti i livelli”. Discorso del Santo Padre in occasione dell’Udienza ai Membri del Consiglio dei Capi Esecutivi per il Coordinamento delle Nazioni Unite, 09/05/2014.

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Annamaria Sudiero

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La Normalità

La Normalità

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In sociologia la Normalità è il comportamento della maggioranza.

Non è detto però che il comportamento della maggioranza sia giusto.

La filosofia può ampliare il discorso fino allo sfinimento e l’ etica, se parlasse, direbbe che il comportamento della maggioranza spesso non è giusto.

Non è giusto, non è equo, perché equità non significa uguaglianza.

Alcune persone hanno bisogno “di più” altre “di meno”.

Non posso trattare ugualmente un adulto e un bambino, appellandomi al concetto di equità.

Come non posso pretendere che una donna abbia la stessa resistenza fisica di un maschio.

Quello che fa la differenza è la libertà, perché ognuno può interpretare questo concetto di normalità a modo suo.

Ci impediscono di farlo presto, con la scolarizzazione, i paragoni, le ghettizzazioni sociali e le emarginazioni.

Occorre solo un atto di coraggio.

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Beatrice Bertoli

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Normale chi?

Abbiamo di recente toccato il tema della Normalità. Ma chi decide chi è normale? Alda Merini dice che “la normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia“.

Nel web troviamo molte indicazioni interessanti al proposito. Vediamone alcune scelte con cura.

In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale.
(Hermann Hesse)

Vado in clinica e trovo le persone che sono considerate matte e invece sono normali. Dopo cinquant’anni, alla domanda sullo spartiacque tra normalità e follia, rispondo che non lo so.
(Vittorino Andreoli)

Per me, la pazzia è super sanità mentale. La normalità è psicotica. La Normalità è la mancanza di immaginazione, la mancanza di creatività.
(Jean Dubuffet)

La migliore condizione di vita è la normalità. Ciò significa vivere in semplicità, senza dover faticare per mostrarci diversi da quello che realmente siamo.
(Romano Battaglia)

La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella sua noiosa normalità!
(Dal film Alice in Wonderland)

Ripristineremo la normalità appena saremo sicuri di cosa sia normale. 
(Douglas Adams)

La vita normale non mi interessa. Cerco solo i momenti più intensi. Sono alla ricerca del meraviglioso.
(Anaïs Nin)

Una volta si diceva “il peggio è passato, la vita è tornata alla normalità”. Oggi quale può considerarsi una vita normale?
(Aldo Tota)

Detesto i prati perché tutti hanno un prato con l’erba e, quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri.
(Charles Bukowski)

Nessun uomo è qualunque. Se guardi bene, persino negli occhi dell’uomo più ordinario, vedrai che c’è stato un momento – un solo momento della vita – in cui il cielo e le stagioni e il roteare della Terra gli sono corsi incontro e – solo per lui – hanno magicamente incendiato il mondo.
(Fabrizio Caramagna)

Non ho voglia di imparare, mi sento perfettamente normale nel mio mondo pazzo; non voglio diventare come gli altri.
(Charles Bukowski)

Se cerchi sempre di essere normale, non saprai mai quanto puoi essere meraviglioso.
(Maya Angelou)

La normalità è la devastazione della mente.
(Oscar Wilde)

La normalità è conformità alle aspettative collettive.
(Robert Maynard Pirsig)

Uno degli strumenti fondamentali di cui tutti si servono per confermare la propria normalità consiste nel proiettare negli altri ogni anormalità possibile.
(Giovanni Jervis)

Sono sempre stato affascinato dalle persone che sono considerate del tutto normali, perché io le trovo le più strane di tutti.
(Johnny Depp)

Nessuno comprende che alcune persone consumano una enorme quantità di energia per essere normali.
(Albert Camus)

Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali.
(Umberto Eco)

Abituarsi alla diversità dei normali è più difficile che abituarsi alla diversità dei diversi.
(Giuseppe Pontiggia)

Un soggetto normale è essenzialmente uno che si mette nella posizione di non prendere sul serio la maggior parte del proprio discorso interiore.
(Jacques Lacan)

Nell’individuo normale la funzione principale dell’inconscio consiste nel realizzare una compensazione e ristabilire un equilibrio.
(Carl Gustav Jung)

Chi è normale? È colui che ha saputo mascherare la propria follia. Quindi, il folle è il normale ingenuo.
(Davide Lopez)

Anormale. Non conforme alla media. Nel campo del pensiero e dell’azione essere indipendente equivale a essere anormale, ed essere anormale equivale a essere detestato.
(Ambrose Bierce)

La normalità stessa è un’anormalità.
(Gilbert Keith Chesterton)

Non pensiamo più che malattia e salute, persone normali e nevrotiche, si possano distinguere nettamente.
(Sigmund Freud)

Mantenetevi folli, e comportatevi come persone normali.
(Paulo Coelho)

E in conclusione:

Il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna.

(Tiziano Terzani)

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a cura della Redazione DimmiTiAscolto

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Andare oltre …

Giusto una settimana fa usciva il pezzo “Dignità” di Beatrice Bertoli.

Serena Maria Corrà commentava: “”Nella frenesia della quotidianità spesso non ci si accorge della tensione a cui veniamo tutti sottoposti, questo può minare in vari modi le persone più fragili o con patologie silenti, ma in realtà tutti noi ne siamo in qualche modo coinvolti. Allora guardandosi dentro sentendo le nostre tensioni, potremmo capire meglio le tensioni e le reazioni delle persone con disturbi psichici.
A volte il confine della “ normalità “ è labile“”.    IMG-20171108-WA0000

Ecco oggi una integrazione di Beatrice in risposta.

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Andare oltre …

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Cara Maria Serena, rispondo volentieri al tuo commento; come ho già scritto ci tengo alla possibilità data all’uomo che è quella di andare oltre. Il confine con la follia è labile e fa paura proprio per questo.

La follia va intesa come mezzo ulteriore per vivere pienamente la vita. Chi proibisce questo o lo limita, limita la libertà dell’ individuo. Perché nel rispetto vige la libertà e di quest’ultima fa parte la follia. 

Spaventiamoci pure, quindi, quando facciamo automaticamente quello che dovremmo fare per non disturbare le quiete coscienze di coloro che vivono nella sicurezza del “giusto”. 

Spaventiamoci pure di quelli che sanno sempre cosa fare e cosa dire.

Spaventiamoci pure delle cose non dette, spaventiamoci del non fatto e spaventiamoci sempre della normalità.

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Beatrice Bertoli

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Colpa?

Il presidente della nostra associazione,  Giorgio Santacaterina, cui fa capo la nostra attività di centri di ascolto, ci invia e condivide anche nel suo sito social, questa bellissima ed efficacissima lirica di A.M. Arreche. Volentieri la facciamo nostra.

Viviamo tempi in cui serve insistere sulle cose vere, autentiche, genuine.

Questa poesia aiuta molto.

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“Mi dichiaro colpevole di fidarmi dell’altro
di sognare a voce alta
di cercare la poesia.
Mi dichiaro colpevole
di dire quello che sento
di scommettere sul sentire
di credere nel detto.
Mi dichiaro colpevole
di sentire che è possibile
piangere un’assenza
un incontro.
Mi dichiaro colpevole
di vivere un altro tempo
di fidarmi di un gesto
di insistere per la verità
Mi dichiaro colpevole
Si.
Mi dichiaro colpevole.
Non me ne pento”.

(Araceli Mariel Arreche)

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Dignità

Si parla molto di Dignità in questi tempi, o almeno molti ne parlano anche con enfasi. Eppure qualcuno tra le varie riforme vorrebbe riattivare modalità di costrizione che sono note nella storia per aver pesantemente offeso la dignità dell’uomo e della donna.

Questo avviene in tempi in cui si celebra quel cambiamento che è stato grande nella nostra società perché ha dimostrato come tutto sia possibile. Anche se ogni processo comporta poi ulteriori necessari cambiamenti che permettano un vero progresso sociale complessivo. E’ chiaro il riferimento oggi alla legge che ha chiuso i manicomi, matura di 40 anni ormai. Una legge di altissimo livello ma che non è stata nei decenni supportata adeguatamente dalle necessarie fasi di de-istituzionalizzazione e partecipazione.

Su questo torneremo, ma intanto iniziamo ad inoltrarci in questo campo complesso ed altrettanto interessante con una mini inchiesta costruita su tanti incontri /colloqui anche non ricercati tra la nostra operatrice volontaria e le persone ascoltate, essenzialmente accolte ed ascoltate.

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Dignità

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Che dignità ha un malato di mente? Una dignità negata. 

Non trova risposte alle sue esigenze che sono di relazione, innanzitutto e poi di … rispetto.

Parlo con L., 45 anni,  ricoverato in psichiatria anni fa e mi racconta che nello spogliatoio con i nomi sugli armadietti, ogni privacy era negata; nome e cognome apparivano là, integri, grandi, come grande l’ umiliazione di esistere, là dentro. Quattro chiacchiere con i vicini di stanza erano consentite ma, sorvegliate. 

Parlo con M. che mi racconta di un parente deceduto durante un ricovero. Anch’egli  ignorato nella sua sofferenza di vivere e quasi meritevole di quella morte che, forse, non cercava.

G. mi racconta del suo essere ospite in un appartamento protetto: “Sì, sai, quegli appartamenti in cui vengono sistemati questi “malati”, per poi essere ripresi e forse “riaccolti” in un mondo “normale”.

Quante virgolette! Sì, perché quelle di queste persone narrate, sono “vite”.

E quando si nega il rispetto, si nega tutto. 

Quali studi o teorie permettono ad un medico di guardarti dall’alto in basso e gettarti in malo modo sulla sua scrivania le pastiglie da prendere, guardandoti con disprezzo, mi racconta L.

Quale strana convenzione sociale consente di essere deriso a scuola o per le strade perché il tuo sguardo magari è vuoto,  ne hai viste troppe.    

No, continua L., il tuo sguardo non può essere vuoto perché diventi preda, degli altri e di te stesso.  E in questa società dove vince il più forte questo non è concesso. 

Come dice Vasco … (1), aggiunge infine L., … la vita però è un brivido che vola via, è un equilibrio sopra la follia … la follia che riguarda tutti noi.

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Beatrice Bertoli

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Note:

(1) Vasco è ovviamente Vasco Rossi e la citazione riguarda la canzone Sally in cui spicca il passaggio citato (lo riprenderemo prossimamente)


Dopo … o Adesso …

Ecco un pezzo diffuso nel web da diverse fonti e quindi di difficile assegnazione. Pare anonimo. Quel che conta è il contenuto e la sintonia con quanto proponiamo in questo blog. La proposta specifica ci viene da un nostro caro Amico, Fabio Mazzola di Schio.

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Il tempo non si trattiene. La vita è un compito da fare e che ci portiamo a casa. 
Quando uno guarda e… sono già le sei del pomeriggio. 
Quando uno guarda ed è già venerdì. 
Quando uno guarda ed è finito già il mese. 
Quando uno guarda ed è già finito un anno. 
Quando uno guarda e già sono passati 50 o 60 anni. 
Quando uno guarda e si accorge di aver perso un amico. 
Quando uno guarda l’amore della propria vita andarsene e accorgersi che è tardi per tornare indietro… 

Non smettere di fare qualcosa che ti piace per mancanza di tempo, non smettere di avere qualcuno accanto a te o di goderti la solitudine. Perché i tuoi figli subito non saranno più tuoi e dovrai fare qualcosa con questo tempo che resta. In quanto l’unica cosa che ci mancherà sarà lo spazio che solo si può godere con gli amici di sempre, quel tempo che purtroppo non torna più. 

Prova ad eliminare il “dopo”… 
dopo ti chiamo… 
dopo lo faccio… 
dopo lo dico… 
dopo io cambio.. 
ci penso dopo… 

Lasciamo tutto per dopo come se il dopo fosse il meglio, perché non capiamo che: 
dopo il caffè si raffredda… 
dopo la priorità cambia… 
dopo l’incanto si perde… 
dopo il presto si trasforma in tardi… 
dopo la malinconia passa… 
dopo le cose cambiano… 
dopo i figli crescono… 
dopo la gente invecchia… 
dopo le promesse si dimenticano… 
dopo il giorno é notte… 
dopo la vita finisce… 

Non lasciare niente per dopo perché nell’attesa del dopo puoi perdere i migliori momenti, le migliori esperienze, i migliori amici, i migliori amori… 

Ricordati che il dopo può essere tardi, il giorno è oggi, non siamo più nell’età in cui ci è permesso di posticipare.

Anonimo

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