L’arte di attendere


Abbiamo da poco trascorso le festività di fine anno verso le quali in ogni circostanza facciamo sempre una corsa sfrenata spesso inconsapevole. Una corsa ad interpretare la parte di chi vuol vivere dei momenti di pace e felicità, dei momenti anche goderecci, illudendosi di sanare le ferite che ci si porta dietro, unendo il sacro al profano, ma in realtà facendo fatica a vivere il sacro, vero movente di queste festività. Poi, espletate le funzioni consumistiche, ci si augura buon anno nuovo, illudendoci di trovare una dimensione trasformatrice solo perché si cambia calendario, si gettano cose vecchie o si attualo lo “sballo”. Perdiamo o abbiamo perso il senso dell’attesa. C’è chi sconfessa o addirittura “odia il capodanno”. C’è anche chi trova in questa parte dell’anno motivazioni importanti che hanno nel relativo festeggiamento radici lontane. E non possiamo non individuare in queste dimensioni dei tratti salvifici, stimoli al miglioramento.

nuoveprospettive

“”Dietro a sé una vita segnata dalla sofferenza: un marito morto dopo appena sette anni di matrimonio. Una storia d’amore tragicamente spezzata, sogni, progetti di vita infranti. Il dolore può indurire il cuore; ci si rinchiude nella propria sofferenza, ci si crea una dura scorza nell’illusione di difendersi da altre ferite. A volte non si vede più la sofferenza altrui, anzi si scarica la propria sofferenza sugli altri e si guarda con occhio cattivo chiunque osi essere felice. A volte si perde la voglia di vivere, la speranza che la vita possa offrirci qualcos’altro…  Di Anna si dice che “era molto avanzata in età”, poi si precisa “aveva ottantaquattro anni”; per lunghissimi anni ha patito l’assenza di colui che aveva amato ed era divenuto compagno della sua vita; dopo la sua morte, ha vissuto in compagnia di un incolmabile vuoto. Eppure Anna non si è rassegnata, ha assunto l’assenza, il vuoto, vivendoli come “luoghi” di attesa; ha celebrato l’Avvento con la sua vita, divenendo con tutto il suo essere attesa del messia. “Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere”. Con digiuni: a significare che il cibo materiale non basta a saziare la sua fame; con preghiere: cioè nella tensione di tutto il suo essere verso colui che deve venire e che solo può salvare, dare senso alla vita. Saper attendere è un’arte, che il nostro tempo impaziente ha dimenticato; si vorrebbe tutto e subito. Anna ha imparato l’arte dell’attesa. 

Anna sa discernere in un bambino i segni della vita; quel bambino porterà guarigione là dove regna la malattia, consolazione dove regna la disperazione, vita dove regna la morte“”.

Sorella Lisa . Monastero di Bose


 

Usare le orecchie per ascoltare veramente

Si dice che abbiamo dei doni perché siano usati. Così per le orecchie, se sono due e la bocca è una ci sarà un motivo.

download

“”Secondo un vecchio detto chassidico ci sono tre tipi di conversazioni. Nel primo tutti parlano e nessuno ascolta; nel secondo una persona parla e le altre ascoltano, il terzo – quello migliore – è dove nessuno parla e tutti ascoltano. Cioè quando i partecipanti a una conversazione ascoltano silenziosamente ciò che si dice captando il sottinteso che non viene espresso a parole. Guardando l’interlocutore negli occhi, leggendo le sue espressioni facciali si riesce a capire i sentimenti dell’altro.

Al giorno d’oggi è raro trovare persone che comunicano in modo produttivo. Una volta un adolescente disse “sono cinque anni che non parlo con mia madre – non volevo interromperla!” In alcuni rapporti si parla molto e si ascolta poco, e poi ci si chiede perché il rapporto non funziona.

Nulla è più bello del vedere un genitore e un figlio o una coppia sposata esprimere le loro idee e i loro sentimenti in un modo tranquillo. Essi parlano l’uno con l’altro anziché l’uno all’altro. D’altronde spesso vedo genitori e figli, mariti e mogli che si esprimono urlando e gridando. Credono che più si urla più sono le possibilità che saranno compresi. Effettivamente però, più si urla meno si viene ascoltati. Se l’altra persona è silenziosa, ciò non significa che stia ascoltando, piuttosto che sta preparando il contrattacco! Alla fine della “conversazione” l’uno o l’altra dirà: “vedi, ecco il problema! Lui/lei non mi sta ascoltando…”

Il mio primo consiglio è di smettere di urlare e di iniziare ad ascoltare. Come si può capire i sentimenti e i pensieri di un’altra persona se non la si ascolta veramente? Il mio secondo consiglio consiste nel fare il seguente esercizio. Una parte spiega come lei/lui si sente, mentre parla, l’altra persona deve solamente ascoltare con attenzione guardando l’altro negli occhi e cercando di capirlo. Se necessario l’ascoltatore può chiedere dei chiarimenti ma non deve emettere alcun giudizio né opinione su ciò che viene detto.

Quando l’uno ha finito di parlare l’ascoltatore deve aspettare che abbia effettivamente terminato di esprimere tutti i suoi pensieri e poi ripetere tutto ciò che è stato detto per mostrare di aver effettivamente compreso. È ora il turno di colui che ha ascoltato di dire la sua e di esprimersi ricevendo lo stesso grado di ascolto che ha dato all’altro.

Non bisogna essere d’accordo con ciò che viene detto per fare questo esercizio. L’ascoltatore deve semplicemente ascoltare e capire il punto di vista del suo compagno. Dopo che le due parti si comprendono si può trovare un modo per soddisfare le necessità di entrambi. Spesso questo esercizio crea un clima di buona volontà e di rispetto reciproco che aiutano a ricostruire e a riaccendere il rapporto.

Fai un tentativo di ascoltare più di quanto parli. Ricordiamoci che il Sign-re ci ha dato una bocca e due orecchie, affinché possiamo ascoltare il doppio di quanto parliamo. Provare per credere””.

Rav Yaakov Liede

(per gentile concessione di Chabad.org)

L’arte dell’ascolto

L’ascolto è un’arte, è certo, anche se è poco diffusa tale convinzione.

La relazione genitoriale è un esempio importante della importanza dell’ascolto. Anche in tal caso non è male diffondere l’arte in ogni relazione.

Mrs Rivkah Chazan - Scholar - Large

“”L’ascolto è dimostrazione d’amore ed è vitale perché i bambini imparino a dare una valutazione positiva di se stessi. È importante rendersi disponibili, mostrando ai bambini senza equivoci che è bello stare con loro e ascoltare le cose interessanti che hanno da dire.

Esiste un’arte dell’ascolto, che comporta il guardarsi negli occhi, il piegarsi in avanti, il tenere ferme le mani, il non permettere che altri interrompano il bambino, anche se si sa già quello che dirà e come lo dirà.

Ascoltare senza giudicare, specialmente quando il bambino è agitato. Per esempio: Sara, di 10 anni, arriva a casa da scuola arrabbiata; entra nella sua stanza sbattendo la porta e non esce. La mamma non entra di forza a rimproverarla per aver sbattuto la porta. Quando Sara esce e si unisce alla famiglia, la mamma trova l’occasione per assicurarle che capisce il suo stato d’animo dicendole: “Vedo che sei arrabbiata per qualche motivo. Quando vorrai, dimmi pure di cosa si tratta, sono pronta ad ascoltarti: la prossima volta, se vorrai stare per conto tuo, non sbattere la porta”.

Quando Sara si confiderà (ha avuto una nota a scuola, è stata punita … ), la madre non la giudicherà (“ti sei meritata la nota, mi meraviglio che non ti abbiano punito più severamente”): la ascolterà con simpatia senza giudicare la situazione. Sara sa di essersi comportata male, ma umiliarla maggiormente non serve. La comprensione è un balsamo che calma il bruciore. Se la mamma la renderà partecipe delle sue esperienze di vita con commenti quali: “ricordo che quando avevo 12 anni mi accadde una cosa simile e … “, farà sì che la bambina, sollevata da sensi di colpa, maturi il desiderio di migliorare il comportamento: anche la mamma ha dovuto attraversare queste esperienze!

Ricordarsi nomi e dettagli che i bambini raccontano. Ricordare il nome degli amici, dei giochi, delle canzoni che amano, è la prova che i loro racconti sono importanti e significativi.

Accettare i sentimenti e le fantasie dei bambini, senza distruggerli con commenti cinici. Se un bambino, che confida le sue paure, dubbi e fantasie, vede che gli adulti ridono di lui, non si azzarderà a farlo nuovamente per lungo tempo. Mantenere la faccia seria quando un bimbo racconta che da grande vuole vendere palloni o quando la figlia di 12 anni confessa di aver paura di fare la doccia con la tendina chiusa. Bisogna innanzitutto accettare la realtà delle loro paure, trovando in seguito il modo di rassicurarli con tatto, dando loro un aiuto pratico, riconoscendo e accettando le loro fantasie.

Un esempio di cosa significhi accettare un timore: un bambino ha avuto un incubo e corre in cucina. Invece della mamma trova la babysitter e si preoccupa. Fortunatamente il giorno dopo si confida con la madre e dice: “Ho avuto così tanta paura quando ho visto che non eravate a casa”. La madre potrebbe rispondere sulla difensiva: “Ma non avresti dovuto, abbiamo lasciato a casa la babysitter a guardarti”. Dovrebbe invece accettare la paura del figlio dicendo: “Quando ti sei svegliato avresti voluto che vicino a te ci fosse la mamma, e non la babysitter, vero? Ti capisco, ma hai visto che poi sono tornata?”

Un esempio di cosa significhi accettare una fantasia: il bambino racconta: “Quando riceverò i miei soldini di Chanukah andrò a comprare l’intero negozio di gelati!”. Non deridetelo! Dite piuttosto con un sorriso: “Sei un così grande amante di gelati che vorresti fare in modo di non esaurire mai la scorta!”.

Rendere la vita il più possibile prevedibile rilassa il bambino e allontana i suoi timori. Aderendo il più possibile ad una routine, egli avrà la sensazione di controllo che lo aiuterà a costruire le sue sicurezze.

Anche un insegnante dovrebbe cercare di offrire ai bambini una vita il più possibile stabile, evitando le interrogazioni “a sorpresa”, a meno che non siano assolutamente necessarie. Perché generare ansietà ed insicurezza in un bambino, scuotendo la stima che ha in se stesso? Così come lo si prepara per la sua prima visita dal dentista o dal barbiere, si dovrebbe prepararlo anche prima di un’interrogazione o di un esame. La vita gli riserva già sufficienti incertezze e ansietà.

Rinforzare positivamente un atteggiamento, non sempre è corretto. Ogni insegnante sa che dovrebbe sempre lodare un buon lavoro: “Oh, che meraviglia!” è la reazione di fronte a un esercizio ordinato e corretto; è giusto dare un rinforzo positivo, ma può a volte portare il bambino a provare ansia di fronte all’eventualità di svolgere male i prossimi compiti.

Questo tipo di appoggio va quindi offerto in modo pratico, senza giudizi di merito, facendo sì che sia il bambino a scoprire da solo che il suo lavoro è meraviglioso.

Basta quindi un: “Ma che ordinato questo compito!”, tralasciando lodi troppo profuse che potrebbero generare ansietà per il futuro.

Allo stesso modo, la critica dovrebbe essere priva di giudizi. Il bambino da solo arriverà alla conclusione che il suo lavoro è insufficiente.

E poi, sempre, ricordarsi di non umiliare il bambino, né in pubblico né in privato: questa è una regola che non conosce eccezioni””.

 Rivka Hazan

(direttrice della Scuola del Merkos a Milano, educatrice – per gentile concessione di “Voce del Merkos” – La Scuola Merkos fa parte dell’attivissimo Merkos L’Inyonei Chinuch, centro per l’Educazione Ebraica con sedi in tutto il mondo – la scuola di Milano è stata fondata 48 anni fa  –  da  it.Chabad.org)

Senza radici non si può volare

 

Saroo incontra sua madre

_054c6ef8-b2f7-11e6-9428-9e75312725ed

“In questo bellissimo e intenso film, che si ispira ad una storia vera, si narra di Saroo, bambino indiano smarritosi nella grandissima India, che, adottato da una coppia australiana, cresce e, divenuto adulto, sente fortemente e drammaticamente il bisogno di ritrovare le proprie radici, tornando alle sue origini e cercando i propri cari in parallelo con il ritorno di precisi ricordi d’infanzia. In particolare, il desiderio inconfessabile è quello di ritrovare se stesso e il senso della propria vita, ma ciò può avvenire solo ritrovando la propria casa e riabbracciando la mamma, il carissimo fratello e la sorella.

Il film racconta di un viaggio di ricerca che è un viaggio a ritroso nella vita, un viaggio che culmina nell’incontro con l’amata vera madre e la sorella, mentre il fratello era purtroppo morto molti anni prima. Grande la gioia della madre che credeva morto anche Saroo. Grande anche la festa della povera comunità.

Nell’incontro finale tutto trova la sua giusta collocazione“.

(scena dal film Lion – La strada verso casa – 2017   –    rec. G. Faccin)

 


 

Come ascoltare

In questo intervento si parla di rapporti tra genitori e figli, ma la dimensione relazionale e l’ascolto sono componenti fondamentali in qualsiasi relazione.

download

“”Un padre venne da me a lamentarsi: “Mio figlio quindicenne non si confida più con me. Quando ho tempo di parlargli e gli chiedo cosa succede mi risponde a monosillabi, ‘si’, ‘no’ ecc. Come posso costruire un rapporto speciale e significativo con mio figlio ed incoraggiarlo a raccontarmi le sue esperienze personali?”Essere ascoltati e compresi è una necessità fondamentale per l’essere umano. Più la persona ci è vicina, più cresce tale necessità. Spesso adolescenti che si attaccano a una compagnia non buona e sviluppano problemi di comportamento identificano il non essere stati ascoltati dai genitori come una delle prime cause della loro tendenza alla ribellione.

Se il figlio non si sente a suo agio a confidarsi con i suoi genitori è necessario scoprire la causa per la quale il ragazzo è disposto a rinunciare ad essere compreso dalle persone più importanti per lui. È necessario chiederci una domanda importante: a che punto nella sua vita mio figlio ha smesso di sentirsi a suo agio con me e ha preso a confidarsi con gli altri?

Ecco alcune idee per come essere degli ascoltatori migliori per i nostri figli:

— Sii disponibile. Quando il figlio cerca di iniziare una conversazione ma il genitore continua a leggere il giornale, a guardare la TV o a lavorare al computer egli recepisce il messaggio che non è abbastanza degno dell’attenzione della madre o del padre.

— Fai attenzione. Se vuoi che tuo figlio senta che sei focalizzato solamente su di lui guardalo negli occhi mentre ti parla. Ripetigli ciò che ti ha detto, in questo modo sarà rassicurato che l’hai effettivamente ascoltato e compreso.

— Non giudicare né offrire soluzioni. Spesso un figlio vuole solamente essere ascoltato. Meglio evitare commenti tipo ‘Non avresti dovuto comportarti in quel modo” o “D’ora in poi fai così”. È tuo dovere di genitore insegnare a tuo figlio cosa e’ giusto e cosa sbagliato ma non in questo momento, non quando tuo figlio desidera un po’ di empatia.

— Mantieni i loro segreti. È importante che i nostri figli abbino fiducia in noi. Se si confidano con te non raccontare le loro vicende ad altri. In questo modo, se tuo figlio sente di potersi fidare, continuerà a rivolgersi a te in ogni occasione””.

Rav Yaakov Lieder

Rabbino – educatore – esperto relazioni genitori-figli

(per gentile concessione di Chabad.org)

Ascolto e ascolto

Pubblichiamo oggi un contributo proposto alla comune riflessione da Ivonne Gecchelin, operatrice sociale del Punto d’Incontro San Giorgio, volontaria, già impegnata in diverse realtà associative, tra cui il Centro d’Ascolto S. Cuore e l’associazione Girasole di Schio.

20994386_1932168403738387_3177997670617162413_n

Ivonne si focalizza sul Vangelo di qualche giorno fa, Mc 1.21-28 ma anche Gv 10.9-16, e lo rinvia alla quotidianità del suo e nostro impegno come persone che professano un credo. Vivere quotidianamente l’Amore significa andare oltre le “mani giunte e protese”, significa riempire quelle mani con il servizio concreto di aiuto agli altri, significa sporcarsi le mani. Circa l’Ascolto, c’è Ascolto e ascolto e di conseguenza occorre fare selezione prestando una speciale attenzione: il discernimento.

IMG-20180114-WA0000.jpg Spunto di riflessione a cura di Ivonne Gecchelin

 

E’ interessante e appropriato il commento di sorella Raffaella della Comunità di Bose, in particolare, alla pagina di Giovanni che puntualizza la figura del Buon Pastore, e che ben si accompagna alla proposta di Ivonne.

“”… Nel testo odierno vorrei sottolineare solo un aspetto: le mie pecore conoscono me e ascolteranno la mia voce. Come è possibile questa conoscenza, o meglio, questo riconoscimento della voce del pastore? Tutti desideriamo “la vita”, eppure la nostra esperienza quotidiana ci dice che molte volte diamo ascolto ad altre voci e siamo sordi alle parole che potrebbero guidarci su sentieri di vita. Desiderare “la vita” è anche il frutto di un’ascesi, di un imparare ad ascoltare il nostro desiderio profondo, le nostre possibilità. Nella tradizione biblica le attenzioni del pastore sono diverse in funzione dei bisogni delle diverse pecore (cf. Is 40,11). Ascoltare la voce del pastore significa imparare a capire la propria realtà: il proprio bisogno e il proprio desiderio. I ladri e i briganti che ci seducono e ci disperdono ci propongono spesso delle mete di eccellenza e dei propositi esemplari: il Signore Gesù ci chiede di essere noi stessi. Spesso questo è difficile e forse a volte pare drammatico, perché non sappiamo chi siamo. Il vangelo ci promette che c’è una voce che ci chiama, una parola che ci è stata consegnata, un desiderio che in parte è di Dio e in parte nostro: che abbiano la vita in abbondanza. Proprio poiché il desiderio non è soltanto nostro possiamo aver fiducia che, in un progresso che va da un inizio a un altro inizio, potremo custodire e far crescere quel segreto che il Signore ha posto in ciascuna delle nostre vite, segreto all’interno del quale troviamo la quiete e l’abbondanza di vita.

Chiunque ha un compito di “pastore” dovrebbe trasmettere la Parola ed esortare e consolare perché ciascuno possa entrare nel proprio personale segreto e lasciare che la Parola lo chiami per nome“”.

(monasterodibose.it – La vita in abbondanza: essere ciò che siamo – 10/1/2018)


 

 

 

Comunicazione affettiva e Ascolto

Come ben spiegato in comunicazioneaffettiva.com le recenti “acquisizioni scientifiche sostengono che la sintonia e il senso di connessione stanno alla base di una vita piena e soddisfacente. E’ quindi fondamentale, per il benessere e la felicità, avere buone relazioni con gli altri e con se stessi. Il problema è che nel corso della nostra vita, soprattutto nel periodo iniziale dell’infanzia, sperimentiamo delusioni, conflitti, ferite e molte altre forme di difficoltà nelle relazioni significative. La sofferenza così accumulata genera il senso di separazione e la sfiducia nei rapporti affettivi”. E’ fondamentale per iniziare focalizzarsi sul tema dell’Ascolto di se stessi e dell’altro. Non è difficile, secondo il dott. Danilo Toneguzzi, psichiatra e psicoterapeuta.

JfIrd1tk

“Come creare in senso di connessione?
Non è molto complicato: dobbiamo smettere di parlare e porre la nostra attenzione sull’altro, con la disponibilità a comprendere un punto di vista diverso dal nostro.
L’ascolto è la modalità fondamentale per entrare in contatto con il nostro interlocutore ed entrare, così, in sintonia.
L’ascolto è la base della comunicazione affettiva e, in senso generale, di ogni comunicazione efficace”.

24991098_1499501093503899_3386436498705308942_n


 

Ascoltiamo i nostri pensieri?

Abbandonarsi ai propri pensieri per un’ora, ogni giorno, senza scopo:
basta questo per rimanere qualcosa che somigli a un uomo.
– Elias Canetti –

12661970_125687124481610_1403885456902577978_n
“Quando ho letto questa frase la mia riflessione è stata: è vero, pensare rende liberi!

Ma lo facciamo ancora o lasciamo che siano i pensieri altrui a guidare le nostre scelte?

Siamo come motoscafi, solchiamo in superficie e velocemente i pensieri altrui, ci lasciamo pescare da quelli che prendono all’amo la nostra “pancia” e li rendiamo nostri, senza approfondirli?

O riusciamo invece ad essere come una barca, che avanza più lentamente perché è faticoso affondare i remi, cioè ci ragioniamo, li elaboriamo e facciamo nostri quei pensieri, o ci rendiamo conto che erano abbagli e li scartiamo?

Ma questo costa fatica, siamo sempre di corsa, non abbiamo tempo.

Essere come un motoscafo è come avere un “colpo di fulmine”!

Subito tutto è meraviglioso, ma sarà poi la conoscenza profonda, navigare insieme sulla barca, faticando per avanzare, che ci dirà se si può andare avanti o se finirà tutto di lì a poco”.

Annamaria Sudiero

.

Mantieni i tuoi pensieri positivi
Perché i tuoi pensieri diventano parole
Mantieni le tue parole positive
Perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti
Mantieni i tuoi comportamenti positivi
Perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini
Mantieni le tue abitudini positive
Perché le tue abitudini diventano i tuoi valori
Mantieni i tuoi valori positivi
Perché i tuoi valori diventano il tuo destino.

                                      Mahatma Gandhi

.

IMG_20171221_142922