Ascolto attivo … attitudine percettiva vitale
Questo è l’anno, speriamo non solo per noi, dell’Ascolto attivo.
Un noto scrittore ci propone un interessante accostamento tra l’arte di ascoltare e l’arte di improvvisare, laddove s’intende in senso generico l’atto di creare qualche cosa mentre la si esegue, in maniera spontanea o casuale (*).
Se ci pensiamo un momento, improvvisare è un’arte. È l’evoluzione stessa che può essere considerata come un processo continuo di improvvisazione, a lungo termine, in cui le caratteristiche che si rivelano vantaggiose vengono selezionate nel corso del tempo.
Fin qui lo scrittore Carofiglio nel capitolo L’arte dell’improvvisazione, tratto dal suo ultimo lavoro Elogio dell’ignoranza e dell’errore (**).
Secondo l’autore la capacità che sta alla base di improvvisare nelle relazioni umane si basa su alcune doti. La principale, dice l’autore, è costituita da quello che gli specialisti chiamano “ascolto attivo”.
Per capire di cosa si tratta attingiamo al patrimonio di esperienze e di metafore che ci offrono le discipline di combattimento.
L’esperto di arti marziali quando si prepara a combattere sembra non fare nulla. È attento, si muove solo per sorvegliare i movimenti dell’avversario, e da quei movimenti trae elementi per decidere come (re)agire quando (e se) sarà necessario. Potremmo dire che è attivamente immobile. Il concetto di attività ha a che fare con la natura della percezione, la sua vivezza, la sua diretta proiezione verso un agire pratico immediato e adeguato. Elaborato sul momento, cioè improvvisato.
Un’improvvisazione che, inutile dirlo, è il frutto di anni e anni di pratica e di preparazione. Poche cose infatti richiedono studio, preparazione, allenamento quanto la capacità di reagire in modo adeguato – cioè in maniera efficace e proporzionata- a un attacco imprevisto.
Non è difficile trasferire questa attitudine al terreno del dialogo: in estrema sintesi, occorre ascoltare con mente aperta, non influenzata dai pregiudizi e dalla precipitosa tendenza a etichettare.
L’ascolto attivo, allo stesso modo dell’attenzione del combattente, è dunque una capacità percettiva vitale, in cui quello che si sente viene elaborato ma non valutato, non giudicato.
Questa modalità di ascolto implica la capacità di silenziare l’ego nei nostri rapporti personali, contenendo la sua invadenza.
Infatti, più ci lasciamo dominare dall’ego nelle nostre transazioni interpersonali, più diventiamo incapaci di rispondere con flessibilità alle situazioni e alle loro sfide impreviste.
Diventiamo incapaci di improvvisare con efficacia e, possibilmente, con eleganza.
Ci capita spesso di aver a che fare con altri in un contesto in parte sconosciuto, ignoto, come pure l’essenza altrui. Ciò è la regola nelle relazioni interpersonali anche quando riguardano persone che crediamo di conoscere bene, in tal caso, dice l’autore, la pianificazione dell’agire è sempre inutile, sovente dannosa.
Occorre improvvisare, occorre realizzare un’attitudine analoga all’attenzione fluttuante di cui parla Freud. In quell’atteggiamento di ascolto senza fretta di formulare giudizi o interpretazioni, in cui la mente fluttua su quello che dice l’altro per coglierne il senso esplicito e i significati nascosti, spesso si nascondono le opportunità.
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Citazione: vedi nota (**)
Immagine: I tell you by Serena Woong of Pixabay
Note: (*) da Wikipedia; (**) da Elogio dell’ignoranza e dell’errore di Gianrico Carofiglio, 2024 – Einaudi.