Cura relazionale

di Gianni Faccin –

Ascoltare chi è in solitaria sofferenza – La cura relazionale


Sono ormai undici anni che ci occupiamo di ascoltare le persone, presso i nostri centri, offrendo momenti di “vero ascolto” fondato su empatia, comprensione, non giudizio e sostegno incondizionato.

Oggi, nei contesti più marcati dal disagio lo facciamo gratuitamente e sulla base di una formazione permanente che ci aiuta a essere sempre pronti ad affrontare colloqui in cui vengono portate sofferenze talvolta assai importanti.

Dall’inizio siamo coinvolti in oltre 30 volontari/professionisti su questa sfida, e ad oggi siamo una ventina di volontari attivi. Va evidenziato che gli operatori non sono gli stessi dall’inizio, in quanto oltre 100 persone si sono scambiate il “testimone” nel tempo e questo ha permesso la sostenibilità delle iniziative e dei centri di ascolto. I volontari dedicano il loro impegno in particolare all’interno degli empori solidali che rappresentano una nuova modalità di aiuto concreto e concertato nelle nostre realtà urbane. In questi contesti, oggi, gli operatori attivi sono numerosi (17 volontari). Però, l’impegno profuso riguarda anche altri spazi di attività intensa come i percorsi personalizzati di counselling relazionale (6 operatori), le iniziative educative e formative (8 operatori), l’attività di rete con altre realtà del territorio (5 volontari), l’attività di supporto come organizzazione e comunicazione (4 operatori) e l’attività di direzione e coordinamento (5 operatori).

Dopo i primi anni, entusiasmanti ma anche difficili – giacché da un lato ognuno di noi è arrivato da professioni ed esperienze diverse, con competenze e sensibilità distintive, dall’altro la parte di popolazione con sintomi di disagio è sempre più ampia e sempre più difficile da raggiungere – si è pensato di sviluppare il nostro servizio accelerando rispetto all’obiettivo di collaborazione diretta con enti, istituzioni, consultori, associazioni di varia natura e altri centri di ascolto, e focalizzandoci nell’ascolto delle persone nel disagio che mai avrebbero la possibilità di rivolgersi a professionisti, anche in presenza di bonus che favoriscano il sostegno psicologico.
D’accordo con la locale Unità socio-sanitaria, si è pensato di metterci a disposizione delle persone che non hanno ancora sviluppato una problematica di soglia media o alta, ma che sono nella fase iniziale della loro difficoltà di vita oppure che abbisognano prioritariamente di cura relazionale. Si tratta di lavorare nella prevenzione e di privilegiare chi è nella solitaria sofferenza o che semplicemente “da solo non ce la fa”. Abbiamo deciso di integrare nel nostro percorso esperienze significative di counselling, innovando decisamente nell’attività di “relazione d’aiuto”. Siamo stati operativi anche nei mesi di “pandemia”, fenomeno che mai avremmo pensato potesse riguardarci. Siamo operativi oggi più che mai, in tempi in cui è l’incertezza massima “a fare da padrona”.

Lo facciamo stando vicino alle persone che ci hanno chiesto e continuano a chiederci un “buon ascolto”, grazie alle moderne tecnologie, che in occasione del Covid-19 si sono palesate, per quanto non sostitutive di autentici incontri tra le persone, vis à vis, decisamente indispensabili ed efficaci.

Lo facciamo cercando di intercettare bisogni alla vecchia maniera, ossia impegnandoci ad esserci in campo, incontrando instancabilmente le “persone”.

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Immagine: Incontrodicounseling by Foto d Tiyo Prasetyo by Pixabay

Fonti: ripresa pezzo in https://www.animazionesociale.it/it-schede-3241-la_cura_relazionale


Pubblicato da Gianni Faccin

https://www.aiutoallapersona.it/ https://dimmitiascolto.org/ https://associazionelibellula.org/ https://abitandoladistanza.com/

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