di Gianni Faccin –
… non è forse amore questo?
A tutta prima verrebbe da dire che le tre parole del titolo non siano così collegabili tra loro e afferenti alla vita quotidiana nei contesti in cui viviamo. In verità sono collegate tra loro e – soprattutto – sono collegate all’oggi, alla nostra realtà.
Praticare l’ascolto autentico è una forma elevata di rispetto verso noi stessi e verso l’altro. Quindi è una modalità amorevole. Praticarlo con spinta solidale significa renderlo efficace nei riguardi dei problemi concreti delle persone, che spesso presentano difficoltà oggettive e che sembrano insormontabili. Praticarlo in profondità significa scoprire una sacra comunicazione con il nostro essere più genuino, autentico ed essenziale che è posizionato nel nostro animo; e significa fare altrettanto con l’altro da noi. E’ una fase tanto complessa ed affascinante quanto fondamentale per ogni essere umano.
Non è così immediato e scontato praticare l’ascolto solidale e profondo. Serve allenarsi e provare più volte e poi ancora, ancora. E’ come imparare a parlare una lingua straniera. All’inizio serve tempo per prendere le misure e rendere familiari i nuovi linguaggi e saperli poi riconoscere. Sta di fatto che l’ascolto è una delle vie della trasformazione, ossia una delle strade per tornare a noi stessi. Proprio per questo è importante dedicarsi ad imparare i nostri versi e i nostri suoni. Queste sono le nostre componenti intime con cui abbiamo avuto pochi contatti.
Ascolto profondo è la parte che più mi ha incuriosito nel tempo e che più sostiene oggi la mia personale ricerca e l’impegno verso gli altri, impegno condiviso da anni con molti compagni di viaggio, consapevoli che la pratica è prima di tutto ascolto profondo di noi stessi. Infatti soltanto dopo aver appreso il linguaggio dell’interiore siamo veramente in grado di prestare attenzione all’altro, cominciare a dialogare con lui e proporci per un aiuto.
E qual’è il linguaggio interiore, cui ho fatto cenno? Beh, è facile. Se ascolto profondo significa, come spiega il monaco zen, imparare ad ascoltare il nostro bambino interiore che in molti vive allo stato di rifugiato e permettergli di esprimersi, occorre valorizzare “il sapersi fermare e far pervadere dall’oggetto che ascoltiamo, diventando uno con questo, che sia in noi o fuori di noi“.
Questa presa di posizione ci permetterà un cambiamento di trasformazione. Infatti l’ascolto profondo è decisamente legato al “parlare amorevole”. Ascoltare in modo rinnovato ci fa rivoluzionare anche il modo di parlare e comunicare. Questo succederà quando riusciremo ad ascoltare noi stessi e quello che stiamo per pronunciare, trovando lo spazio-tempo per esserne consapevoli.
Da qui l’importanza di uno passaggio che va oltre: condividere.
[continua]
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Immagine; by Pixabay
Riferimenti: da Aiuto efficace – Counselling on the road di Gianni Faccin 2022