di Clitta Frigo –
Il volontario accoglie, il volontario ascolta.
Infatti occorre volerlo. E’ una scelta quella di ascoltare e di ascoltare “veramente”. Non è solo un fatto uditivo, ma occorre mettersi in contatto con l’altro, con tutti sensi. E quindi non è automatico, occorre volontarietà e allenamento. Riprendiamo un pezzo di Clitta, pubblicato sul periodico dell’Associazione qualche mese fa (Redazione pDtA).
Per chi si presenta davanti al volontario c’è accoglienza senza alcuna distinzione di genere, di colore della pelle, di età, di fede religiosa, di provenienza, di scelte. Tra la persona e il volontario si instaura un contatto. L’atteggiamento è sempre di rispetto da parte del volontario. Il volontario non costruisce atteggiamenti di accoglienza su pregiudizi che possono venirgli in mente o che gli vengono trasmessi da terzi, perciò sospende qualsiasi giudizio o critica. In un mondo che non sa più ascoltare prima di parlare, è fondamentale l’ascolto attento e attivo. Se mal volentieri si da’ tempo e ascolto la persona se ne rende conto e non si sentirà accolta.
Ascoltare richiede energia. L’ascolto è accogliere in noi stessi le parole che ci raccontano la vita degli altri mettendo da parte noi stessi. Ci si può trovare di fronte a situazioni di scoraggiamento, di rabbia, di paura, di rancore, di smarrimento, di stanchezza, di impotenza, di fragilità, di desolazione, di dolore. E’ una responsabilità capire i passaggi di informazioni, di spiegazioni, di condivisione di notizie. Magari la persona che è davanti al volontario pensa che chi gli sta di fronte abbia in tasca la soluzione di tutti i suoi problemi oppure spera che il volontario possegga una specie di assicurazione sulla vita di fronte alle difficoltà, si aspetta risposte e forse certezze. Il volontario davanti a certe situazioni può faticare a mantenere un certo distaccamento emotivo, a non essere turbato, a non calarsi nei panni dell’altro. Eppure ci si impegna con consapevolezza, con semplicità e con pazienza ad accogliere le mille sfaccettature della questione, a capire l’essenziale delle circostanze.
Bisogna comunque rimanere realisti e sapere che non si possono risolvere certe situazioni. Si cerca di essere imparziali. Si coltiva un rapporto positivo evitando stereotipi e si cerca di costruire una relazione fondata sull’ascolto paziente e sulla comprensione.
Quando non ci sono parole adeguate anche il silenzio è comunicazione. Nell’incontro possono emergere reciprocamente emozioni, ma mai la superficialità. Si sceglie di esprimere speranza alla persona che si presenta con i suoi dilemmi. Superare l’indifferenza e operare con approccio di solidarietà è fondamentale. L’empatia e la vicinanza non devono mai mancare.
L’impegno preso dal volontario non è un compito semplice da svolgere.
Ma si può fare.
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Foto: Pixabay – in evidenza Giovani si ascoltano, sotto Spiccare il volo …