Poesia, falso o spunto?
MIXAGE a cura di Gianni Faccin –
‘Spunti di provocazione alla riflessione’
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4/2021
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Introduzione
Oggi accogliamo una proposta che ci proviene da una nostra cara lettrice, G.B., educatrice ed operatrice all’estero. Si tratta di una poesia o di un testo, molto discusso nel web. Infatti viene attribuito ad una poetessa del 1800 (durante la peste), ma pare non sia propriamente così. E la presunta autrice pare non sia mai esistita. Inoltre l’epidemia di peste cui ci si riferisce è avvenuta in altri periodi storici.
La fonte è il web e le migliaia di “catene” che da aprile 2020 si stanno moltiplicando.
In ogni caso il testo ci coinvolge pienamente per la il significato delle frasi. Ci invia alla speranza, ma non solo, ci propone un atteggiamento di fiducia in un’epoca che appare ai più come tempo di regressione o di deprivazione. Ma anche tali processi ci possono portare ad essere migliori e a trovare nuovi sentieri di sviluppo.
Puntiamo evidentemente a questi significati, perché, ammettiamolo, anche se si tratta di un “falso” come ce ne sono tanti, troppi in circolazione, e di gestione ormai ordinaria, il senso della composizione può aiutare. E ne abbiamo bisogno tutti di pensieri costruttivi, al di là dei marchi di autenticità, depositati o no.
Ora abbiamo una sfida: decidiamo di guardare al senso delle parole e a quanto ci muovono dentro o ci fermiamo alla sterile discussione se il testo rappresenti o no una “falsificazione”?
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Quando passerà la tempesta e si amano le strade e siamo sopravvissuti di un relitto collettivo con il cuore piangente e il destino benedetto ci sentiremo felici solo per essere vivi. E gli daremo un abbraccio al primo sconosciuto e loderemo la fortuna di conservare un amico. E poi ricorderemo tutto quello che abbiamo perso e una volta impareremo tutto ciò che non abbiamo imparato. Non saremo più invidiosi Beh, tutti avranno sofferto. Non avremo più ignavia e saremo più compassionevoli. Varrà di più ciò che è di tutti che ciò che non ho mai ottenuto Saremo più generosi e molto più impegnati. Capiremo il fragile cosa significa essere vivi suderemo empatia per chi c'è e chi se n'è andato. Ci mancherà il vecchio che chiedeva un peso sul mercato, che non sapevamo il suo nome ed è sempre stato al tuo fianco. E forse il vecchio povero era Dio travestito. Non hai mai chiesto il nome perché avevi fretta. E tutto sarà un miracolo e tutto sarà un'eredità. E la vita sarà rispettata, la vita che abbiamo guadagnato. Quando passerà la tempesta Ti chiedo Dio, triste, che tu ci renda migliori, come ci avevi sognato.
[*] Con questo pezzo inauguriamo una seconda rubrica, curata dal nostro fondatore e collaboratore Gianni Faccin. Il nome è “Mixage”.
Si veda sezione RUBRICHE per altre note.
tutti ce lo auguriamo che sia cosi’, ma la natura umana cambia solo SE e quando UNO vuole/desidera VERAMENTE Cambiare….e quanti ne conosci? salutigil
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Ciao. Grazie del contributo. E’ vero quello che dici, non c’é alcun dubbio. E’ anche vero che non possiamo conoscere con buona approssimazione quanti ce ne siano al mondo che vogliano o desiderino veramente cambiare in meglio. Come pure il contrario. Considero importante insistere sulla strada del cercare autenticità nelle parole, nelle azioni, nelle relazioni, negli impegni piccoli e grandi, in se stessi. Nonostante tutto.
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