di Clitta Frigo –
Nei mesi di ottobre e di novembre i coordinatori di “progetto” si sono dedicati ad una importante autoriflessione su quali possano essere, oggi e per il futuro prossimo, le linee prioritarie di intervento. E’ stato un vero lavoro di analisi, confronto e fantasia, con uno sguardo alle motivazioni iniziali del “progetto DIMMItiASCOLTO”, partendo dalle sfide dell’associazione madre, Gsm San Giorgio Odv, e dall’esperienza di otto anni del centro di ascolto denominato Punto d’Incontro San Giorgio.
Il lavoro del nostro gruppo ha fatto emergere che gli obiettivi delle attività prioritarie sono soprattutto: 1. l’ascolto e 2.la relazione d’aiuto-counselling.
Di sicuro con l’ascolto si accoglie la persona, senza alcuna distinzione, insieme con le sue situazioni. L’ascolto attento per la persona che si presenta al centro DtA è certamente un primo valido aiuto – un contatto dignitoso.
L’atteggiamento di rispetto da parte del “volontario” che non critica e non giudica è ulteriore prova per chi si presenta che lei/lui persona viene accettata così com’è , che lui/lei e’ importante in quanto essere umano.
Anche l’assicurazione da parte del “volontario” della riservatezza degli argomenti e delle informazioni fornite da chi si ascolta è considerevole. All’accoglienza cordiale e all’approccio di ascolto partecipato e attivo ci vuole lo sforzo di distaccamento da parte del “volontario”. Esercitare un coinvolgimento non emotivo. Che non è facile.
Succede che a volte un percorso di ascolto necessita di un ulteriore accompagnamento da parte di una figura più esperta (vedi counsellor).
Ai componenti del gruppo del centro DtA non mancano di certo la solidarietà, la partecipazione, la condivisione, la vicinanza, l‘empatia. Qualche volta anche la frustrazione per le situazioni incontrate.
In periodo pre-Covid il sistema degli incontri in presenza funzionava bene. Adesso con la comparsa del Covid, purtroppo, gli incontri in presenza sono diminuiti e gli appuntamenti via web a mio avviso personale non sono il massimo, anche se almeno rispondono parzialmente al bisogno di incontro delle persone, alla necessita’ di vicinanza.
Il DtA fa servizio alla persona e sono fermamente convinta che si promuove un beneficio anche se questo non viene subito percepito come tale da parte sia di chi si presenta e sia di chi “serve volontariamente”.
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