Su suggerimento della collega Clitta Frigo riporto in estrema sintesi il pensiero scaturito dalla lettura condivisa di un testo della coppia Kathryn e David Geldard, psicologi e counsellor professionisti, formatori e scrittori (citaz. “Parlami, ti ascolto” edito da Erickson).
Nell’aiuto agli altri occorre prevedere sempre anche uno spazio adeguato riservato all’auto-riflessione e al pensiero e dialogo interiori, una sorta di area per la ricarica, un po’ come avviene per le automobili, quando sono a corto di energia o di carburante.
Si tratta, per chi aiuta gli altri, di pensare un po’ ai propri bisogni. Non è banale, assolutamente.
Ecco un passo dal testo citato.
“Dobbiamo prenderci cura dei nostri bisogni fisici, sociali, emotivi. Se non lo facciamo, è difficile che riusciamo davvero ad aiutare qualcuno.
Per riconoscere l’esigenza di ricaricarci dobbiamo essere pronti a:
. osservare nei nostri comportamenti tutto ciò che è anomalo, sempre che si presenti;
. ascoltare e accogliere tutte le osservazioni provenienti dagli altri (feedback);
. riconoscere le nostre emozioni, i nostri stati interni, dare loro un “nome”.
Per evitare di ritrovarci esausti, o travolti dai vissuti emotivi si può:
. prenderci cura del nostro benessere fisico;
. cercare anche di divertirci e rallegrarci;
. riposare quanto necessario (fasi di sonno);
. coltivare le relazioni sociali e mantenerle possibilmente nel tempo;
. se c’è l’esigenza, non escludere di chiedere aiuto a terze persone che siano competenti.
Infine se vogliamo essere effettivamente d’aiuto agli altri, non possiamo dimenticare la crescita e lo sviluppo personale di ognuno di noi”.
A cura di Gianni Faccin
.
Grazie bella riflessione. Faremo tesoro. Un abbraccio virtuale. Noi stiamo ancora ok teniamo duro. Voi? Saluta Angela ciao
Inviato da smartphone Samsung Galaxy.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Non si finisce mai, per fortuna, di poter fare tesoro … Qui tutto bene. Un abbraccio anche a voi … Angela Gianni e dalla Redazione
"Mi piace""Mi piace"