Ecco uno scritto di Booker T. Washington: “Più passa il tempo e più mi convinco che l’unica cosa per cui valga la pena di vivere e morire è il privilegio di rendere qualcuno più felice e più utile. Nessun uomo che faccia qualcosa per il suo prossimo fa un sacrificio”.
Un semplice pensiero, in questi tempi, in cui molto spesso siamo purtroppo abituati a sentire considerare l’ALTRO come un nemico, un indesiderato solo perché è ritenuto “diverso” per etnia, per religione, per ceto sociale e per quanto altro vi può venire in mente. Nel mio ultimo pezzo di febbraio, ricorderete forse che ho parlato di sinonimi.
Mi sono incuriosita ed ho cercato i sinonimi di “altro”. Tralasciando quelli riguardanti cose o luoghi ho estrapolato quelli che comunemente vengono riferiti alle persone, ed eccoli qui: prossimo, persona diversa, gente, estranei.
Di tutte queste sono rimasta colpita da una in particolare, cioè prossimo!
Ma come, è un controsenso! Quando usiamo il vocabolo altro di solito è in tono spregiativo, sprezzante: gli altri ci rubano il lavoro, noi siamo migliori degli altri, prima noi poi gli altri… Mentre la parola prossimo siamo soliti usarla in modo più amorevole: dobbiamo aiutare il nostro prossimo, ama il prossimo tuo come te stesso… Ho cercato allora i sinonimi di “prossimo” ed ecco qua: vicino, gli esseri umani, gli altri, l’umanità, i simili. E se imparassimo ad usare più spesso questo vocabolo, a cogliere questa sfumatura?
Ricordate le sfumature dell’articolo precedente?
Così come vedere non è guardare, sentire non è ascoltare o capire non è comprendere, facciamo che “l’altro” sia “il nostro prossimo”!
Forse smetteremo di vedere tutto nero e cominceremo a scorgere una sfumatura di grigio e un po’ alla volta il mondo diventerà a colori!
Annamaria Sudiero
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