E veniamo con questo primo pezzo, che inaugura il nuovo anno, all’”aiutare”.
Innanzitutto il significato.
Nella versione riflessiva significa adoperarsi con tutte le forze ovvero con tutto ciò che si ha a disposizione per uno scopo, ingegnarsi.
Nella versione transitiva significa sostenere con i propri mezzi chi si trova in difficoltà o nell’impossibilità di fare da solo; soccorrere.
Nella prima è facile riprendere l’auto aiuto della famosa “aiutati che il cielo ti aiuta”. Nella seconda invece viene spontaneo ricordare l’altra notissima “qualche santo ci aiuterà”.
Da quanto scritto sopra si evince che aiutare è un’opera che in un momento di difficoltà si presta o si riceve. Il termine “aiuto” deriva dal latino adiutus-diuvare, fatto di ad e iuvare, giovare. In sé il termine non contiene la circostanza difficile o critica, ma solo il giovamento, dato o ricevuto. E’ però evidente che è proprio la circostanza critica a far risaltare l’atto. Infatti non è aiuto se un amico viene a trovarci portando la pizza, ma è aiuto se ci presenta qualcosa che non avremmo potuto permetterci, o che non saremmo riusciti a procurare. Un atto luminoso rispetto ad una situazione posta su di uno sfondo oscuro.
Ecco che l’aiuto si esprime come azione nobile, di alta umanità e di grande delicatezza: non è facile prestare il giusto aiuto, così come spesso non è facile accettarlo.
Aiutare è “gridare”, chiamare forte la necessità impellente, oltre a offrire generosamente.
E’ un’esperienza che possiamo dire strana, nel caso sia vissuta dalla parte di chi riceve anziché dare, come un vecchio genitore che è ora bisognoso della vicinanza dei figli.
E trovarsi dalla parte dei bisognosi rende più consapevoli che non è facile lasciarsi aiutare e nemmeno diventare un po’ più umili” [segue].
Gianni Faccin
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Fonti e riferimenti
Aiuto alla persona – Gianni Faccin, GEDI (fonti di autori vari)
https://www.aiutoallapersona.it/
https://www.treccani.it