Ho sempre amato quel breve filmato della durata di circa 22 minuti, presente in internet da quasi 10 anni. E’ il noto “The Butterfly Circus” di J. Weigel.
Quando lo vidi per la prima volta mi fu proposto dall’amico Andrea Mazzon (don) che faceva il parroco nella parrocchia dove abitavo. Piangemmo insieme, apertamente. E io mi commuovo ancora ogni volta che rivedo il film, sapendo già in partenza che è bellissimo che tocca le corde umane più profonde.
Desidero proporlo nel blog proprio oggi, giorno di Natale, perché quanto ci viene trasmesso con le immagini e le sequenze è qualcosa di estremamente bello e “cristiano”.
Questo non è un film sulla disabilità come disagio o sofferenza. Il Circo della Farfalla è un film su “voci e anime”.
Tra i tanti protagonisti del cortometraggio spicca la figura del direttore del circo, il sig. Mendez. E’ interessante come, per sua bocca, venga presentata la metafora della condizione umana.
Mendez – prendo spunto e parole dal blog del giornalista Antonio Socci, indica in Will, uomo senza arti, rappresentato da Nick Vujicic, “un’anima coraggiosissima”. In pratica la “deformità” di Will è l’immagine della nostra povera umanità, l’immagine di ciascuno di noi, inchiodato al proprio limite, alla propria incapacità, alla propria disperazione e solitudine, al proprio peccato, ai propri sbagli, al proprio “non essere amato” e quindi vittima impotente di un mondo crudele che trae guadagni dalle sue mostruosità.
Il racconto infatti si apre proprio sulla crudeltà del mondo, che di questa miseria umana fa spettacolo: “il miglior spettacolo di mostri della città”.
Promesse di soldi, dolore e crudeltà, tristezza. E quei poveretti esposti come animali e crudelmente derisi per le loro deformità…
Il personaggio che li presenta al pubblico dichiara: “una perversione della natura, un uomo – se così lo si può chiamare – a cui Dio stesso ha voltato le spalle!”.
La gente incontra Will, tenendosi a distanza, e ne rimane schifata a tratti o stupita. Lo deride e le apostrofa con risate e approcci irrispettosi.
Ma un giorno in quel parco dei cinismi, arriva un uomo diverso da tutti: è il signor Mendez, che ha uno sguardo che lo rende diverso da tutti.
E’ uno stile il suo che va controcorrente: quando ha compassione, quando frena i ragazzini nel loro insultare, quando si toglie il cappello davanti a Will e quando gli dice “tu sei magnifico”. Eppure questo signor Mendez, noto a tutti per le sue stranezze, perché non ripete i riti crudeli di altri direttori di circo, si propone come modello. Ed è così che Will si aggrega a questo circo che esclude i “fenomeni da baraccone”.
E’ contagioso il calore con cui viene accolto Will e traspare dall’accoglienza di Mendez: “non c’è niente di edifcante nell’esporre le imperfezioni di un uomo… noi siamo contenti che tu stia qui con noi e puoi restare finché vuoi, ma io dirigo un altro tipo di spettacolo”.
E quale è il tipo di spettacolo proposto? Continua Antonio Socci: “È lo spettacolo della bellezza, dell’armonia, dell’audacia, dell’abilità umana, della grazia. Lo si vede quando in un villaggio triste e decadente arriva la compagnia del “Circo della farfalla”…. Il “Signor Méndez” annuncia: “signori e signore, ragazzi e ragazze, ciò di cui ha bisogno questo mondo è di un po’ di stupore”. Il “signor Méndez” guarda i suoi artisti incantato e commosso. E sussurra a Will: “splendidi, non è vero? Come si muovono, pieni di forza,
colore e grazia. Sono sbalorditivi!”
Poi lo scuote bruscamente. Gli fa capire quanto è crudele e ingiusto ciò che pensa di se stesso e gli dice che anche lui può essere come loro.
Infatti gli svela qual è la vera bellezza dei suoi artisti: sono tutti dei redenti, sono persone che erano state buttate dal mondo come perduti e perdenti. E sono rinate.
Perché il “Circo della farfalla” mostra appunto questo meraviglioso spettacolo: il bruco deforme che diventa bellissima farfalla.
Dice il “Signor Mendez” a Will: “se soltanto tu potessi vedere la bellezza che può nascere dalle ceneri”.
E’ una possibilità anche per Will. Perché la vera bellezza è quella di chi si lascia amare, di chi accetta la misericordia e “rischia” tutto se stesso in questo amore,
L’obiezione di Will: “Ma sono diversi da me” (tipica obiezione di chi si sente più disgraziato e più incapace di tutti gli altri).
Ma il “Signor Mendez” rovescia totalmente le sue categorie di giudizio:
“Sì. Tu un vantaggio ce l’hai: più grande è la lotta e più è glorioso il trionfo”.
E infatti per Will arriva il trionfo. Così il “Signor Mendez”, felice e commosso può annunciare:
“I vostri occhi saranno testimoni, in questo stesso giorno di un’anima coraggiosissima”.
Non più spettatori di una mostruosità, ma testimoni di una gloriosa rinascita e di un’avventura ardimentosa“.
Stupendo. Buon vero Natale a tutti.
Gianni Faccin