E’ possibile realizzare un codice di regole per divenire buoni ascoltatori?
Ci ha provato la scrittrice Marianella Sclavi che ha puntualizzato in 7 punti l’arte dell’ascolto. Eccoli di seguito. A seguire un commento del nostro amico Gianluigi Coltri, scrittore e blogger, che sa ben utilizzare la regola n. 7.
“Regole dell’Ascolto:
1 – Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2 – Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva.
3 – Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché.
4 – Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
5 – Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
6 – Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7 – Per divenire esperto nell’arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l’umorismo viene da sé“.
(Marianella Sclavi, “Arte di ascoltare e mondi possibili”, Bruno Mondadori, 2003)
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Tre anni fa ho scritto di questo libro, quasi un classico ormai nel suo genere, commentando a puntate le prime tre regole delle sette nelle quali M. Sclavi ha voluto schematizzare l’arte dell’ascolto.
L’ascolto: che ce ne sia un gran bisogno, in circolazione, non occorre quasi che lo sottolinei. Che chi pensa di essere un buon ascoltatore (e lo sbandieri magari ai quattro venti), e sia quasi mai uno che veramente sa ascoltare, anche questo è scontato. Che chi dovrebbe, ai livelli più alti, dare il buon esempio e invece si distingua per i “me ne frego”, anche questo è tristemente ovvio. E allora perché ne parlo?
Perché ho ascoltato, da non so chi e non so dove, una battuta simpatica che mi è rimasta in mente: la mia vita non è granché, è meglio quella degli altri, m’interessa di più quella altrui. Forse non è solo e non tanto altruismo, è anche noia.
Già, per combattere la noia di se stessi (io, io, io, sempre io… che barba), non vale la pena di lasciare la porta aperta agli altri?
Il primo passo, insieme con l’accoglienza, è l’ascolto. Anche solo per curiosità, come facciamo con i libri.
Gianluigi Coltri.
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