“”Non ci sono altri sacrifici da fare, se non mettere a tacere la propria egolatria, che si esprime in preoccupazioni ridicole. Ce lo ricorda il profeta Geremia: “Io – dice il Signore – non parlai né diedi ordini sui sacrifici ai vostri padri …, ma ordinai loro: ‘Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo’” (7,22-23). E siccome, dopo Gesù e grazie alla sua libertà e intelligenza amante, ciò che riguarda le relazioni con Dio va trasposto pari pari sulle relazioni umane, dovremmo parafrasare: “Ascoltate la voce di quell’uomo o donna irripetibile che avete davanti, e sarete in alleanza con me e tra di voi”. Davvero, l’ascolto, cioè l’amore, è meglio dei sacrifici (cf. 1Sam 15,22), li trascende! Ed è dall’ascolto che nasce il servizio autentico e reale.
Muniti di questa libertà intelligente, potremo finalmente capirlo: non vi è opposizione tra servizio e ascolto della Parola che è luce del nostro cuore, e tanto meno tra vita attiva e contemplativa! Certo, per un cristiano l’ascolto della Parola è irrinunciabile, perché è ascolto di Cristo; la meditazione del Vangelo, cioè la conoscenza di Cristo, diviene progressivamente connaturale, quasi un bisogno, criterio imprescindibile per orientarsi e attraversare le fatiche della vita. Quella vita che va letta alla luce del Vangelo, ma che a sua volta aiuta sempre più a leggere il Vangelo, come ci ha insegnato Gesù: altrimenti non vi è ascolto della Parola ma esercizio intellettuale su un testo antico…
Ecco il servizio che ci è chiesto di imparare sempre meglio: ascoltare il Vangelo con la vita, ascoltare la vita sovrabbondante grazie al Vangelo. È questo il senso e il segreto dell’amare con più intelligenza, con quegli orizzonti infiniti che si inverano nella finitezza terrestre della nostra vita: ascoltare di più, ascoltare tutto, per amare meglio, per amare ciascuno. Niente e nessuno possono impedircelo: solo noi possiamo privarci di questa “parte buona”, che è il tutto della nostra vita””.
(Comunità Bose g.c. – Fratel Ludwig – Amare di più Lc 10,38-42 10 febbraio 2018)