Importanza del rapporto dialettico
“”Se dovessi riassumere in una frase la peculiarità della cultura ebraica, sceglierei questo versetto: «Una parola ha detto Dio, due ne ho udite» (Sal 62, 12). L’ebraismo si è costruito su una parola detta, ascoltata e trasmessa; è una cultura di dialogo e ascolto, di racconto e relazione. Nel versetto di poche parole che ho citato – solo cinque nella lingua originale – sono racchiuse sia l’essenza della fede su cui si è fondata la cultura ebraica, sia il metodo con cui si è sviluppata e tramandata: il Dio vero e unico parla, gli idoli non possono farlo, e dalla sua bocca esce una sola parola che, dice la Bibbia, è sempre «verità e grazia». Ma quella parola alle orecchie dell’uomo arriva molteplice, perché è sua la responsabilità dell’interpretazione. Dio non vuole lavorare da solo. Dalla sua bocca alle orecchie dell’uomo la parola si arricchisce di sfumature. Agli uomini è lasciato spazio per interrogare, comprendere, dialogare. La fede d’Israele è dialogo con Dio; il suo compito, che è allo stesso tempo gioia, onore e responsabilità, è trarne fuori l’infinita ricchezza così che, attraverso le voci umane, Dio possa continuare a dire la sua unica, inesauribile verità. La stupefacente fertilità dell’ebraismo nasce proprio dal rapporto dialettico, talvolta polemico e aspro, tra la parola di Dio – così potente da creare nel momento stesso in cui è pensata dalla mente divina – e la risposta degli uomini, che la trasforma ora in leggi, ora in poesia, ora in storia, ora in preghiera””.
Michela Dall’Aglio
(Michela Dall’Aglio Maramotti, scrittrice e blogger, è storica delle Dottrine Politiche e Dottore di Ricerca in Storia Economica e Sociale)