Ricordo di Renata

Foto riportata sopra riprende Renata (in alto a sinistra) con alcuni dei volontari che hanno partecipato al corso di formazione per la costituzione del Punto d’Incontro San Giorgio
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Renata Novello, pedagoga, formatrice e Counselor filosofico, con molta esperienza in campo organizzativo, aziendale e nella formazione, ci ha seguito nella progettualità fin dagli inizi del 2012. Con Renata, presentataci dall’amica e collaboratrice Luciana Dalla Valle, abbiamo stilato e perfezionato due importanti percorsi: “… E se non io, chi?” – laboratorio di inter-formazione per l’accoglienza e il primo ascolto; e “Intrecciare canestri” – laboratorio per un gruppo di responsabili di volontariato che condividono un comune contesto di riferimento.
Dal primo laboratorio si è poi arrivati spontaneamente alla costituzione, come negli intenti dei fondatori, del Punto d’Incontro San Giorgio (2012 – 2017) e alla fatidica data dell’8 dicembre giornata dell’inaugurazione.
E’ grazie anche a Renata che oggi siamo operativi e siamo qui a raccontarlo.
Nel luglio scorso Renata ci ha lasciato.
La ricordiamo oggi con queste brevi parole rispettando la sua usuale riservatezza e il suo distacco da tutto ciò che potrebbe essere effimero.
Nel rammentare piacevolmente le sue riflessioni e i suoi ragionamenti riportiamo alcuni passi che hanno ispirato il comune percorso, tratti da “Hillel il Vecchio” di Adin Steinzalts (traduzione di Paola Abbina):
“”… può verificarsi una situazione diversa: tu lavori, studi e ti dai da fare. Ed effettivamente ti riesce tutto, nello studio, in società e in famiglia. E allora inizi a pensare: la cosa fondamentale e il principio di tutto sono solo io. Che importanza ha mai ciò che gli altri fanno e l’aiuto che mi danno, posso far tutto da solo. So leggere e scrivere e posso studiare da solo. A casa me la cavo da solo, e a che mi serve che gli altri si occupino di me? Fra i miei amici io sono sempre il leader, sono loro ad aver bisogno di me, io non ho bisogno di nessuno. Qui è di nuovo necessario ricordare le parole di Hillel il Vecchio: “E se io sono per me stesso, cosa sono?”. E’ giusto, l’uomo deve preoccuparsi di fare tutto da solo, e non contare sull’aiuto degli altri. Dall’altra parte però non deve pensare che da solo può fare tutto. Perché tutto ciò che l’uomo sa, tutto ciò che egli fa è basato sulla collaborazione: c’è collaborazione fra amici che si aiutano l’un l’altro per essere un gruppo, e c’è collaborazione in famiglia quando tutti i membri si aiutano e costruiscono insieme la casa. E c’è anche una collaborazione fra le generazioni, quando una generazione passa alla successiva il tesoro delle proprie conoscenze, affinché i giovani e gli studenti proseguano oltre. Così sono necessari i due insegnamenti di Hillel il Vecchio: da una parte che non
contiamo solo sull’aiuto degli altri e che non facciamo nulla da soli; e dall’altra di non insuperbirsi, non pensare che tutti gli altri non sono importanti, bensì saper procedere per il sentiero d’oro, il giusto mezzo“”.
Grazie, Renata.